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Nel 1965 Ignazio Silone scrisse a Lorenzo Milani: “La nostra tradizione esige che il prete sia un benpensante, un uomo d’ordine, un uomo dello statu quo, fascista sotto il fascismo, democratico in democrazia, socialista (perché no?) quando il sole dell’Avvenire sarà al suo meriggio. Chiunque si discosta da quella regola, viene perseguitato”.

 

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Una “cattedra dell’accoglienza” può rappresentare quasi un ossimoro: l’accoglienza è operatività, concretezza, dono del proprio tempo e risorse, lavoro, emergenze in terra e in mare e così via.

 

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L’occasione della festa-incontro dei giornalisti leccesi, oggi 22 gennaio, a Lecce, presso la parrocchia San Nicola di Mira, in vista della memoria di San Francesco di Sales, protettore degli operatori della comunicazione, è senza dubbio un’occasione importante per la città e per la diocesi.

 

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Un titolo accattivante ci riporta a considerare il dato religioso in Italia: “Chiese deserte ma la fede è più consapevole”, (Corriere della sera – La Lettura del 8.1.2023, pag. 8).

 

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Ormai è certo. Il mondo della scuola vive di mode, e la moda del momento è quella istituita da genitori stranieri che, non si capisce bene con quale competenza didattica, pontificano sul valore della scuola italiana e, cosa ancora più irritante, sulle capacità didattiche dei docenti.

 

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Ha scritto Jorge Luis Borges: “Il tempo è un fiume che mi trascina,/ ma sono io quel fiume;/ è una tigre che mi divora,/ ma sono io quella tigre;/ è un fuoco che mi consuma,/ ma sono io quel fuoco./ Il mondo, disgraziatamente, è reale;/ io, disgraziatamente, sono Borges”.

 

 

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