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Secondo la tradizione leccese a Sant’Oronzo è dedicata non solo la grande festa patronale di fine agosto, ma anche in ottobre, nella terza domenica del mese, si fa solenne memoria del patrocinio presso il santuario di Sant’Oronzo fuori le mura, con una processione, purtroppo andata perduta nei secoli, e che celebrava un altro evento miracoloso che vede il santo come protettore della città anche da un terribile terremoto nel 1858.

 

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L’arcivescovo Michele Seccia non parteciperà al sondaggio popolare lanciato dal sindaco Adriana Poli Bortone allo scopo di raccogliere dai cittadini leccesi suggerimenti circa sistemazione più idonea del simulacro del Santo Patrono di Lecce, che, dopo i restauri, oggi può essere ammirato da cittadini e visitatori nell'atrio di Palazzo Carafa.

 

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Lecce farà parte dell'associazione delle Città Oronziane. Lo ha annunciato il sindaco Adriana Poli Bortone nel recente incontro di studi, tenutosi nella chiesa di Sant'Oronzo fuori le mura, anticipando il contenuto di una delibera che sarà approvata prossimamente dalla Giunta.

 

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Dopo l’epidemia, davvero tremenda, del 1656, la peste tornò ad imperversare, fra la Campania e la Terra di Bari, nel biennio 1690-91. Alcuni protagonisti del “risveglio oronziano” del XVII sec., come il vescovo Pappacoda o l’artista Giovanni Andrea Coppola, erano già passati a miglior vita.

 

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Nella puntata di ieri abbiamo visto come la prima agiografia oronziana in assoluto compaia tra le pagine dell’Apologia Paradossica di Jacopo Antonio Ferrari del 1571.

 

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Nella nostra inchiesta sul patrono di Lecce abbiamo già notato come, tra la fine del XII sec. (epoca a cui risale il più remoto documento oronziano oggi disponibile, il Diploma di Tancredi) e gli inizi del XVI sec., il nome del martire venga evocato quasi di sfuggita in ben poche fonti letterarie.

 

 

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