Lecce farà parte dell'associazione delle Città Oronziane. Lo ha annunciato il sindaco Adriana Poli Bortone nel recente incontro di studi, tenutosi nella chiesa di Sant'Oronzo fuori le mura, anticipando il contenuto di una delibera che sarà approvata prossimamente dalla Giunta.
Nella nostra inchiesta sul patrono di Lecce abbiamo già notato come, tra la fine del XII sec. (epoca a cui risale il più remoto documento oronziano oggi disponibile, il Diploma di Tancredi) e gli inizi del XVI sec., il nome del martire venga evocato quasi di sfuggita in ben poche fonti letterarie.
Secondo la tradizione leccese, il primo vescovo della città, alla sua nascita, venne chiamato Publio, come il padre. Fu solo in seguito al battesimo che assunse il nome di Oronzo, con cui oggi viene venerato.
Il 14 agosto 1851 una parte del sud Italia tremò a seguito di un terremoto di devastante potenza. La città che ebbe la peggio, con danni alle strutture e migliaia di vittime, fu l’antica Melfi, assieme ad altre cittadine del Vulture.
Svettando sulle teste e davanti agli occhi di migliaia di leccesi affollati in piazza per assistere a questo storico momento, Sant’Oronzo è ufficialmente tornato sulla cima della storica colonna dopo la benedizione dell’arcivescovo Michele Seccia.
Piace ai leccesi il passatempo “Trova le differenze”. Il gioco, applicato a scoprire le dissomiglianze tra la statua di Sant’Oronzo originale e la sua copia, ha dato il via, in questi due giorni di esposizione della nuova opera in bronzo, a un vivace dibattito in città e sui social.