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Si è svolta sabato scorso a Lecce, partendo dalla chiesa parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria, la processione della memoria di Sant’Oronzo d’ottobre, conclusa come da tradizione presso il santuario fuori le mura intitolato al protettore della città.

 

 

 

Al rito religioso hanno partecipato numerosi fedeli che, trasportando la statua in cartapesta raffigurante Sant’Oronzo, opera di Marco Epicochi - “La statua - annota Andrea Pino -, senza dubbio una delle più belle dedicate in tempi recenti al nostro santo, mostra un Oronzo ieratico e benedicente mentre sostiene la città di Lecce, simbolicamente fondata sul libro delle scritture” -, hanno sostato in preghiera nei pressi delle nove edicole votive settecentesche (delle undici rimaste), recuperate da pochi anni e presenti lungo Via Adriatica. Esse compongono la Via Oronziana, una sorta di Via Crucis, che racconta la passio del primo vescovo di Lecce.

A presiedere il rito, l’arcivescovo Luigi Pezzuto, assistito dal parroco don Maurizio Ciccarese. All’arrivo al santuario mons. Pezzuto ha presieduto l’eucarestia.

A chiudere le celebrazioni ieri sera, sempre nel santuario di Sant’Oronzo fuori le mura, l’arcivescovo Michele Seccia che ha presieduto la messa domenicale.

Si rinnova quindi questa antica tradizione molto cara ai leccesi, che in pellegrinaggio raggiungono questo luogo dove Sant’Oronzo, secondo le fonti, venne martirizzato, e dove venne edificato il santuario al termine dell’Ottocento dal vescovo Salvatore Luigi Zola, che interpretò il sentimento di grande devozione dei fedeli per il protettore della città.

Scrive il nostro Andrea Pino: “Stando agli studi di mons. Luigi Protopapa, la ricorrenza (prevista di solito per la terza domenica ottobrina) venne istituita per commemorare la salvezza della città dal terremoto del 12 ottobre 1856. Tuttavia, essendosi diffusa, in poco tempo, tra i devoti, l’usanza di recarsi in pellegrinaggio al santuario fuori le mura proprio in quella occasione, ecco che nel calendario locale venne registrata come una memoria del martirio del santo”.

“Una preziosa testimonianza dello sviluppo di questa tradizione leccese - prosegue lo studioso oronziano - è offerta dal libro Il martirio di Sant’Oronzo e degli altri primi cristiani salentini, redatto nel 1858 dal patriota carovignese Salvatore Morelli (1824-1880). Leggendo quelle pagine si ha la netta impressione che, almeno all’epoca, la festa autunnale quasi eguagliasse, per splendore e solennità, quella agostana. I fedeli infatti, dopo aver trascorso la giornata in preghiera al santuario, conducevano processionalmente in città un’effigie della santa testa del martire, racchiusa in una teca di cristallo, sormontata da un baldacchino. Il corteo giungeva nei pressi di Porta Napoli quasi al tramonto e, dopo l’omaggio delle principali autorità civili ed ecclesiastiche, procedeva per la cattedrale tra mille ceri e fiaccole ardenti che illuminavano il tragitto. È quasi certo che un deciso slancio a queste cerimonie venne dato dal vescovo Nicola Caputo (1774-1862), personaggio noto per le vicissitudini che lo videro coinvolto nell’infuocato clima risorgimentale. Mentre la scultura del capo di Sant’Oronzo di cui parla il Morelli forse esiste ancora: potrebbe essere quella conservata proprio al santuario ma sarebbe necessario svolgere ulteriori indagini in tal senso”.

 

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