Le ferite “non vanno mai prescritte”. Comincia così il “mea culpa” del Papa contenuto nella Lettera al popolo di Dio pubblicata il 20 agosto scorso, in cui Francesco ribadisce la linea di “tolleranza zero” sugli abusi commessi da parte di esponenti della Chiesa che ha caratterizzato fin dall’inizio il pontificato, costellato di discorsi, pronunciamenti, richieste pubbliche di perdono ma anche di atti concreti di governo, come la riduzione allo stato laicale - perfino di porporati - o l’accoglimento di dimissioni individuali o collettive.
Il messaggio di Papa Francesco per la 52ª Giornata della Pace ci porta a guardare alla buona politica. Proprio perché “buona” non può che essere al servizio della pace, “per” il bene dell’umanità.
Concludiamo il racconto dell'anno di Francesco, con le sue gioie e le sue afflizioni, guardando gli avvenimenti del 2018 attraverso le lenti dell'Evangelii gaudium
Quest’anno, come ha detto Francesco nel recente discorso di auguri alla Curia, è stato difficile per la Chiesa, “investita da tempeste e uragani”. Proprio per questo, possiamo leggere meglio il 2018 del Papa alla luce della sua prima Esortazione apostolica, la Evangelii gaudium, che il mese scorso ha compiuto 5 anni. Infatti - scrive Francesco - “bisogna permettere che la gioia della fede cominci a destarsi, come una segreta ma ferma fiducia, anche in mezzo alle peggiori angustie”.
Tre nuove scuole in Madagascar: don Fernando Doria sta tornando in questi giorni nell’isola africana per perfezionare giuridicamente l’iter per la costruzione.
“Nascesse pure Gesù mille volte a Betlemme, a nulla mi vale se non nasce in me”! Questa frase del mistico Angelo Silesio ci interpella oggi più che mai, in una stagione in cui sembra perfino che quanto celebriamo a Natale abbia ben poco a che fare con il mistero dell’Incarnazione.