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Un grande sospiro di sollievo, impercettibile ma profondo, ha tirato la nostra comunità presbiterale dinanzi alla notizia, apparsa sulla prima pagina della Gazzetta di Lecce di ieri, circa la presunta inconsistenza delle accuse di pedofilia per un nostro confratello, con il quale condividiamo fatiche e gioie del nostro ministero sacerdotale.

Una vicenda - probabilmente ormai prossima alla conclusione - che ha fatto sperimentare l’inferno delle accuse, le più infamanti, in grado di distruggere la mente e il cuore di qualsiasi persona, rivolte proprio a chi ha scelto di mettersi al servizio del Regno di Dio, attraverso una sequela tante volte faticosa e piena di difficoltà. Soprattutto perché vissuta in tempi nei quali, ormai in tanti si permettono di esprimere i propri giudizi pur non conoscendo a fondo la verità dei fatti.

Siamo in perfetta sintonia con la linea scelta soprattutto da Papa Francesco e, prima ancora, da Papa Benedetto, di duro contrasto nei confronti di un crimine così efferato, ancora più grave quando commesso da persone consacrate, che fa arrossire di vergogna anche chi con tanta buona volontà e impegno, pur nella consapevolezza dei propri limiti, si sforza di essere un prete “normale” confidando soprattutto nella misericordia di Dio.

Oggi, però, è diventato estremamente facile puntare il dito, condannare, come in tanti hanno fatto nei confronti del nostro confratello.

Ho provato a immedesimarmi in chi, sapendo di essere innocente, ha vissuto giorni tanto terribili… Notti insonni, sofferenza lancinante, incapacità di vivere anche le cose più semplici di una giornata normale. E così per giorni, settimane, mesi…

Ora finalmente si intravede la luce in fondo al tunnel. Una luce che, si spera, diventi presto tanto abbagliante da restituire il gusto di vivere e da rigenerare la gioia di riprendere - nonostante le ferite che, comunque, lasceranno un segno indelebile - il cammino dietro a Colui che, come ci ha ricordato il vangelo nelle ultime domeniche, non potrà cancellare la sofferenza ma che proietta ogni battezzato verso quella luce che nessuno potrà mai oscurare.

Coraggio, amico e fratello, ti siamo vicini con discrezione e affetto, come mai abbiamo smesso di fare in questi lunghi terribili mesi.  

*Vicario episcopale per il clero

 

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