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Deve essere qualcosa di realmente grave se, da quando è emersa l’ipotesi che la domenica torni a essere il giorno di chiusura degli esercizi commerciali, e quindi di riposo dei loro dipendenti, larga parte dei media si sono concentrati per dimostrare l’irragionevolezza e la dannosità di una misura del genere.

011DIFONDO

Sintetizzando quanto è stato scritto e detto:

  1. si perderanno 50.000 posti di lavoro, a causa della riduzione dei consumi;
  2. una serie cospicua di attività lavorative dovrà comunque operare di domenica, a che serve limitare le altre?
  3. un commerciante o una catena di supermercati che intendano chiudere nel giorno festivo sono già liberi di farlo, perché limitare la libertà di chi invece non ha problemi a restare aperto?
  4. l’apertura facilita la vita alle famiglie: una mamma che resta senza pannolino per il suo bebè dovrà attendere il lunedì, con effetti disastrosi nel frattempo…
  5. gli ipermercati sono diventati un luogo di socializzazione per le famiglie: se si pensa alla chiusura per favorire il ritrovarsi si va al contrario verso la penalizzazione dei nuclei familiari;
  6. alla fine, è una misura confessionale, perché approvata dai vescovi, ma certamente contraria alle esigenze del mercato e del consumatore.

Andiamo per ordine:

  1. perdita dei posti di lavoro. Sulla base di quali calcoli/proiezioni si spara la cifra di 50.000 disoccupati se per qualche domenica all’anno l’iper vicino casa resta chiuso? Spiegatemelo, perché non ci arrivo. Se devo comprare un kg di mele, e invece di attendere la domenica lo faccio di sabato o lo pospongo al lunedì, l’introito di chi me lo vende sarà il medesimo, e quindi il lavoro - per quanto dipende dal mio acquisto - lo mantiene. Nè mi pare che per l’apertura domenicale i negozi utilizzino personale aggiuntivo, che non lavorerebbe con l’imposizione della chiusura;
  2. è evidente che di domenica devono lavorare il medico del pronto soccorso, il poliziotto, il vigile del fuoco, il farmacista, l’autista dell’ambulanza e così via. Ma le prestazioni che costoro sono chiamati a garantire non sono di regola rinviabili: vogliamo mettere sullo stesso piano fermare una emorragia - ciò per cui non si può attendere lunedì - con l’incartare due etti di prosciutto, non propriamente questione di vita o di morte?
  3. è facile esaltare la libertà col negozio degli altri. Certo, nel regime attuale se io ho un negozio e desidero rispettare il riposto domenicale nessuno mi impedisce di restare aperto. Peccato che nel giro di poco ciò si traduca in un danno, se i negozianti limitrofi invece restano aperti;
  4. premesso che i pannolini si trovano di domenica nelle farmacie di turno, sì che l’igiene del bebè (oggi più di frequente quella del bisnonno) è salva, sì è vero, è comodo trovare quel che serve anche nel giorno che per sé è di riposo. Al prezzo che in quello stesso giorno altri lavorano, pur non svolgendo mestieri con prestazioni urgenti e necessarie. Visto che siamo spesso sollecitati a preoccuparci della fatica degli animali, qualche volta è il caso di interessarci anche di quella degli umani;
  5. è vero, i parcheggi degli ipermercati di domenica - anche d’estate - sono stracolmi, e all’interno tante famiglie vi trascorrono tempo, fruendo dell’aria condizionata, pur non avendo nulla di particolare da acquistare. Gli esercizi più attrezzati in qualche modo mimano la struttura del borgo, allestendo una piazzetta, delle fontane, dei giochi per i bambini, delle torri che richiamano castelli o palazzi antichi. E questo non ci dice nulla? Non è la più evidente dimostrazione che stiamo lasciando, o abbiamo lasciato, i luoghi tradizionali di incontro e di vicinanza, la piazza del paese, la via del passeggio, il bar degli amici, il parco giochi, e ovviamente la parrocchia, per un luogo in cui tutto questo è mimato, ma non è neanche da lontano l’originale, e comunque serve a far comprare qualcosa, pur se non se ne ha bisogno. È proprio questo il nocciolo del discorso: qualcuno vuol convincerci che la famiglia ha bisogno di andare al supermercato per ritrovarsi? stiamo scherzando?
  6. come cristiani, ci si impone però una riflessione supplementare: i Comandamenti, che non pare siano ancora andati in prescrizione, non contengono doveri confessionali, ma sono la sintesi di esigenze profonde, coerenti con la natura dell’uomo. “Ricordati di santificare la Festa” non vuol dire solo “non mancare alla Messa la domenica”, ma - prima ancora - “la tua natura richiede che a scadenze periodiche ti fermi, metti da parte le occupazioni abituali, e dedichi un po’ di tempo a te stesso e ai tuoi cari”. Pensiamo che questo si realizzi conducendo un carrello, in compagnia di figli o nipoti che saltano tra la vetrina degli smartphone e quella dei supereroi?

 

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