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In tutta la provincia di Lecce le feste pasquali hanno il loro epilogo con la Pasquetta, diversamente detta riu o pascareddhra: una scampagnata con annessa merenda che si fa il Lunedì dell’Angelo e che i leccesi protraggono al martedì, rispettando un’antichissima consuetudine, retaggio del rito bizantino.

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La Pasqua, festa cristiana per eccellenza è legata a tante tradizioni: dal grano, ai cosiddetti sepolcri, passando per le uova di cioccolato.

 

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La marangia, in lingua melangola e cetrangola, forse incrocio col cedro, è probabilmente il termine più antico del frutto, proveniente dall’arabo narang, importato dai musulmani in Sicilia.

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La ritualità della morte di Cristo comincia con la Domenica delle Palme e prosegue con le processioni del Giovedì santo quando ha inizio la Settimana Santa caratterizzata da processioni che creano un’atmosfera di solenne drammaticità, di contrizione dello spirito e di mortificazione della carne. 

 

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Un tempo il periodo di Quaresima, nel cui termine è contenuto il numero quaranta che simboleggia il castigo e il pentimento, era caratterizzato da penitenza, digiuno e astinenza: pratiche tipiche di ogni periodo di preparazione verso un avvenimento singolare.

 

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La Domenica delle Palme celebra l’entrata di Gesù a che fu accolto dalla popolazione con rami di palma - chiamati, fenice, emblema di vittoria -, con i quali la folla lo acclamava Gesù, Messia, e re di Israele, liberatore del suo popolo. Successivamente la Chiesa considerò la palma come simbolo della vittoria di Cristo e di tutti coloro che avrebbero subìto il martirio. 

 

 

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