La Pasqua è una festa di origine ebraica e ricorda la fuga dall’Egitto del medesimo popolo. Il nome originario deriva da pessah, che significa letteralmente “saltare oltre”, in ricordo della notte quando il Signore oltrepassò le case degli Ebrei, contrassegnate dal sangue dell’agnello sacrificato, risparmiandone i figli maschi.
Il Venerdì Santo, giorno in cui la Chiesa commemora la morte del Signore, l'Azione liturgica corrispondente viene chiamata, nella lingua salentina, ''la missa scerrata'' (traduzione letterale: la messa scordata).
La sera del Giovedì Santo, si rinnoverà la “visita ai sepolcri”, dialettale li sebburchi, voce riferita a quel particolare apparato degli altari addobbati per accogliere il SS. Sacramento ed invitare i fedeli all'adorazione, costituito da piatti, un tempo da taieddhre, pignatte basse di terracotta, in cui si sono seminati chicchi di grano o lenticchie, cicerchie o ceci, tenendoli al buio, così che crescono chiari ed esili, innaffiandoli spesso.
Un tempo il periodo di Quaresima, nel cui termine è contenuto il numero quaranta che simboleggia il castigo e il pentimento, era caratterizzato da penitenza, digiuno e astinenza: pratiche tipiche di ogni periodo di preparazione verso un avvenimento singolare.
La marangia, in lingua melangola e cetrangola, forse incrocio col cedro, è probabilmente il termine più antico del frutto, proveniente dall’arabo narang, importato dai musulmani in Sicilia.
La Domenica delle Palme celebra l’entrata di Gesù a Gerusalemme, accolto dalla popolazione con rami di palma, con i quali la folla lo acclamava Gesù, Messia, e re di Israele. Successivamente la Chiesa considerò la palma simbolo della vittoria di Cristo e di tutti coloro che avrebbero subito il martirio.