A differenza del pane che già per l’impasto e la successiva confezione delle forme, molto spesso, partecipavano i parenti più prossimi o qualche vicina di casa, fare la pasta non richiedeva un aiuto esterno perché l’operazione in sé non ha nulla di rituale, né prevede momenti carichi di misticismo o di magia.
I siciliani venivano appellati mangiamaccarruna, mangiamaccheroni, perché pare che la prima forma di pasta uscita dalle mani dei pastai siciliani, fosse il maccherone.
Ieri mattina in episcopio si è svolta, alla presenza dell’arcivescovo Michele Seccia e del presidente di Confartigianato Imprese Lecce, Luigi Derniolo, la conferenza stampa congiunta di presentazione del progetto di restauro già avviato sull'antico portone ligneo laterale dalla cattedrale.
“Scopri Lecce …colorandola” è l’ultima proposta della collaboratrice di portalecce.it, Rossella Barletta (www.rossellabarletta.it) rivolta ai piccoli scolari.
È storicamente accertato che il poeta latino Orazio, prediligendo un menage semplice e rustico, gradisse in special modo la lagana, ricordandola perfino in una satira con la frase: Inde domum me ad porri et ciceris refero, laganique catinum, vado a casa alla mia scodella di porri, ceci e lagana.
Ricchitelle, minchiarieddhri, lagane e sagne ‘ncannulate, orecchiette, maccheroncini, strisce di pasta e tagliatelle (senza uovo) ritorte, per i salentini sono parole magiche che evocano le forme tipiche della pasta casereccia: cibo prelibato della cucina tipica tradizionale .