Ostuni è nota per essere uno dei poli di maggiore devozione oronziana in Puglia per le sue manifestazioni uniche al mondo. Abbiamo dunque incontrato Agostino Buongiorno, presidente dell’associazione culturale Cavalcata di Sant’Oronzo .
Presidente Buongiorno, come nasce la cavalcata?
La cavalcata ha senza dubbio una storia plurisecolare ma le sue origini rimangono ancora oscure. È possibile ipotizzare che già nel ʼ500 un corteo equestre, formato da nobili e rappresentanti delle istituzioni pubbliche, onorasse il santo. Tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII sec. però gran parte dei casati nobiliari lasciarono la città per sfuggire alle angherie del duca Giovanni Zevallos. Forse fu allora che si iniziò ad assistere alla presenza di una delegazione dei militari di stanza ad Ostuni, come ricorda la Cronica di Padre Bonaventura da Lama. Di certo, nella seconda metà del ʼ700, il corteo si allargò anche alla borghesia agraria ed a professionisti emergenti, come la corporazione dei vaticali. Questi erano una sorta di carrettieri che costituivano un’importante cerniera economica tra la città ed i territori vicini. Erano devotissimi del santo che ne proteggeva i traffici. Fu così che nel 1794 essi scortarono a cavallo la meravigliosa statua argentea di Sant’Oronzo fatta realizzare a Napoli dalla famiglia Sansone. Da quel momento avrebbero sempre accompagnato il simulacro del martire durante le tradizionali processioni.
Come si svolge oggi il rito della cavalcata?
Nei secoli la manifestazione ha subito cambiamenti d’immagine. Oggi il corteo è aperto da un trio di bassa musica formato da fischietto, rullante e grancassa. I cavalieri indossano delle tipiche divise di foggia napoleonica costituite da calzoni chiari, un’elegante giubba rossa trinata di bianco, una fascia rossa ai fianchi ed un chepì del medesimo colore, con cappuccio cadente e fiocco. I cavalli, rigorosamente di razza murgese, sono coperti da sfarzose gualdrappe e mantiglie ricamate ed arricchite da immagini del santo. Tanto le divise quanto le gualdrappe sono autentici capolavori di artigianato locale. Esiste anche un particolare rito di vestizione che viene vissuto in famiglia prima del corteo. Ci tengo a dire che i partecipanti devono incarnare lo spirito autentico della cavalcata. Prendere parte a questo rito è il più alto onore per un ostunese. Un vero cavaliere di Sant’Oronzo, proprio perché devoto al martire, è chiamato a dare testimonianza pubblica di fede cristiana vivendo, aldilà di tutti i limiti umani, i valori del Vangelo.
Qual è dunque la mission dell’associazione?
La nostra associazione esiste da 25 anni e conta circa un centinaio di soci, anche se ovviamente non tutti cavalieri. È stata costituita per salvaguardare l’essenza sacra-devozionale che è poi quella più vera e profonda della cavalcata. Essenza che, soprattutto negli anni ʼ70-ʼ80, rischiò di perdersi perché venne subordinata ad eccessive dinamiche di competizione tra i partecipanti. In tale ottica un importante risultato appena conseguito è stata la concessione della custodia del santuario del Monte Morrone e del vicino sacro fonte, che da gran tempo giacevano quasi in uno stato di abbandono e degrado. Inoltre si è provveduto ad organizzare una borsa di studio per ragazzi che mostrano un certo talento con gli strumenti musicali affinché il terzetto di bassa musica posto in cima al corteo abbia un futuro. L’associazione è altresì chiamata a prendere parte in diverse iniziative di taglio culturale che hanno permesso di far conoscere la bellezza di Ostuni e l’amore degli ostunesi per Sant’Oronzo anche oltre i confini nazionali.