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Leone XIV tornerà alla tradizione, interrotta da Papa Francesco, di abitare al Palazzo Apostolico, ma lo farà in una modalità del tutto inedita: vivere in comunità con alcuni frati agostiniani, secondo la Regola di Sant’Agostino (SCARICA).

 

 

 

 

Del resto, egli stesso aveva affermato all’inizio del suo ministero pontificio che avrebbe dovuto rinunciare a tante cose ma non avrebbe rinunciato a vivere da figlio di Sant’Agostino. A questo proposito si propone una riflessione sulla Regola di Sant’Agostino e sullo stile di vita comunitaria che in essa viene proposto, al quale Prevost desidera rimanere fedele anche da Pontefice. Divideremo la riflessione in tre parti: notizie preliminari sulla Regola, l’esperienza monastica di S. Agostino, stile di vita monastica proposto dalla Regola.

 

 

I PARTE. LA REGOLA: NOTIZIE PRELIMINARI

La Regola monastica di Sant’Agostino, pur essendo un testo molto breve, ha esercitato un enorme influsso in occidente. È certamente il frutto di quella conversione che si manifestò subito in Agostino come ritorno alla fede e come attuazione di quell’ideale monastico che tanto aveva ammirato in Antonio abate.

Sulla Regola di Sant’Agostino si è scritto molto e sono state aperte molte questioni, che possiamo racchiudere essenzialmente in tre: l’autenticità, i destinatari, la datazione.

 

 

Autenticità

Denominata come la Regula ad servos Dei, oggi più comunemente Praeceptum, ci è giunta attraverso centinaia di codici in tre diverse tradizioni manoscritte:

La prima (Γ) è il testo vero e proprio della Regola, che inizia con le parole di un breve regolamento monastico detto Ordo monasterii. Questo documento non è di Sant’Agostino. Probabilmente è stato scritto in Africa già prima della Regola agostiniana.

La seconda (Ω) è il testo riportato da solo, senza l’Ordo monasterii.

La terza (α) è il testo inserito nella Lettera 211 dell’epistolario agostiniano ed è stato scritto nella versione femminile e non nella maschile come nelle due precedenti.

Si impone quindi la domanda: quale delle tre versioni è il testo autentico?

E ancora. È davvero opera di Sant’Agostino? Sant’Agostino non ne fa menzione esplicita nelle Retractationes, né in nessun altro suo scritto.

Non penso sia opportuno soffermarci troppo sulle questioni sollevate, ma solo quel tanto per motivi di correttezza scientifica. Maggiore chiarezza, comunque, verrà su questi problemi man mano che ci addentriamo nella struttura e negli aspetti caratteristici del testo.

 

 

Destinatari

Nel passato si è creduto che i primi destinatari fossero delle monache alle quali Agostino indirizza la Lettera 211 che contiene il testo della Regola, e dunque il testo originale della Regola, si era pensato nel passato, doveva essere quello contenuto nella Lettera 211, dove il testo è scritto al femminile. Oggi, la critica - dopo lunghi e attenti studi -, propende per la priorità del testo ad servos Dei. Il Codice di Corbie, il più antico (sec. VII) lo riporta al maschile. Vi è anche la testimonianza di San Cesario di Arles, che nella Regola alle vergini, del 520, utilizza il testo al maschile e non quello della Lettera 211.

 

 

La data

Le ipotesi principali sono tre: la prima indica come data il 391 in coincidenza della fondazione del primo monastero d’Ippona. La seconda indica l’anno 400 in concomitanza all’altra opera monastica, il De opere monachorum. La terza pone il testo fra il 427 e il 428. Ognuna delle tre ipotesi è suffragata da fondati motivi. L’ultima, ad esempio, spiegherebbe il perché del silenzio sulla Regola negli scritti agostiniani e soprattutto nelle Retractationes, scritte poco prima. A vantaggio della prima si pronuncia Van Bavel. La questione della data, comunque, non pone più alcun problema sul fatto che autore della Regola sia Sant’Agostino.

 

 

*docente di teologia patristica

 

 

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