Ogni anno il 14 agosto ad Otranto con affetto e solennità si festeggiano i Santi Martiri. Una data che rinnova fede e pietà popolare, ma che resta comunque legata ad un momento doloroso di Otranto e del suo contado, che dalla conquista turca iniziò un declino - anche culturale - quasi irreversibile.

La presa di Otranto si inscrive nella politica espansionistica ottomana, che quasi un trentennio prima aveva espugnato Costantinopoli, sancendo così la fine del secolare impero bizantino.
I Turchi avevano esteso anche per mare i loro domini, e molte isole dell’Egeo erano cadute sotto la loro influenza. Alcune isole però resistettero di più, perché legate a Genova e soprattutto a Venezia, mentre una storia a parte merita l’eroica resistenza dell’isola greca di Rodi.
Qui, infatti, fin dal 1309 si erano stabiliti i fratelli “ospitalieri” di San Giovanni di Gerusalemme (noti come Cavalieri di San Giovanni), ormai orfani della Terrasanta completamente assoggettata dai Musulmani.
Il castello e le intatte fortezze che i turisti (moltissimi italiani) oggi ammirano a Rodi, costituirono per anni l’àncora di salvezza dei cavalieri crociati e della popolazione dell’isola, dove con i Latini convivevano pacificamente Greci, Armeni ed Ebrei.
Ma ritorniamo al 1480.
In quella estate - la stessa nefasta estate degli Idruntini - i Cavalieri e gli abitanti di Rodi patirono un durissimo assedio. Alle 170 navi e ai 100.000 soldati turchi che si riversarono sulle dorate spiagge dell’isola, i Cavalieri rinchiusi nella cittadella medievale di Rodi opposero circa 7.000 uomini. Dopo battaglie sanguinose, i difensori obbligarono il nemico ad indietreggiare fino alla torre di San Nicola e alla posizione della “lingua” d’Italia. Le “lingue” erano gli otto gruppi etnici europei da cui provenivano i monaci crociati, ognuna dotata di un ostello e di una o più fortezze e torri da difendere. Il pascià Mesich - il capo dei Turchi - ordinò un nuovo attacco il 6 luglio, ma anche questo fu respinto.
Il 27 luglio 1480, giorno di San Pantaleimonas - santo molto popolare a Rodi e in Grecia - i Turchi si lanciarono in un assalto generale e riuscirono, nonostante la coraggiosa difesa degli assediati, a conquistare la torre d’Italia. I Cavalieri allora accorsero da tutta la città, mossero grandi battaglie, e alla fine misero i Turchi in fuga.
Il 17 agosto del 1480 il pascià Mesich levò l’assedio e Rodi festeggiò la vittoria con messe solenni e festeggiamenti.
L’impresa dei difensori apparve talmente insperata e inspiegabile che si gridò al miracolo, come riportato in particolare dalla cronaca di Guillaume Caoursin: “In faccia agli Ottomani sarebbe allora balenata una lucentissima croce d’oro, ed era apparsa sopra di essa una fulgentissima Vergine che reggeva uno scudo e una lancia, ed un uomo che, avvolto in una veste fiammeggiante, accompagnato da uno splendido seguito, era venuto in aiuto dei cristiani. Questa apparizione provocò in loro tanto terrore, che in nessun modo osarono avanzare. Bisogna riconoscere anche che questa vittoria fu fatta scendere dal cielo. In che modo un numero tanto esiguo di nostri combattenti avrebbe potuto resistere ad un nemico potentissimo, che già si era impadronito delle mura, se non fosse sopraggiunto l’aiuto divino? In che modo, in uno spazio di tempo tanto breve, si sarebbe potuto uccidere tante truppe nemiche, se un angelo di Dio non avesse portato la vittoria e non avesse massacrato i nemici?”
Dunque, negli stessi giorni in cui si consumava la tragedia di Otranto, nell’Egeo la Provvidenza soccorreva l’eroismo dei Cavalieri di Rodi. Ma la conquista della città fu solo posticipata, perché nel 1522, dopo che per anni aveva rigettato a mare eserciti musulmani - di Egiziani mamelucchi prima e di Turchi ottomani poi – l’isola capitolò. Ciò avvenne nonostante le sue imponenti fortificazioni e il valore dei difensori, apertamente riconosciuto dagli stessi Ottomani.
Ai Cavalieri, che provenivano dalle famiglie nobili di ogni parte d’Europa, fu infatti concesso l’onore delle armi e la salvezza della vita: cosa della quale i Turchi successivamente - durante il successivo assedio di Malta - ebbero a pentirsi amaramente. E infatti dopo qualche anno di peregrinazione per l'Europa (principalmente in Italia e in Francia), nel 1530, dietro concessione dell'Imperatore Carlo V, i Cavalieri si rifugiarono a Malta, isola al centro del Mediterraneo allora inospitale e poco adatta alla difesa. Dalla nuova sede i Cavalieri di San Giovanni presero poi il nome di Cavalieri di Malta, che difesero con successo contro i Turchi e che persero definitivamente solo nel 1798, quando l’isola fu conquistata da Napoleone Bonaparte.

