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Elezioni europee e amministrative del prossimo 9 giugno. “Qual è il compito dei sacerdoti e dei parroci in particolare? Ma anche dei catechisti, degli operatori pastorali impegnati nelle parrocchie e di chi ha responsabilità nell’associazionismo cattolico?”.

 

 

Sono queste le domande che l’arcivescovo Michele Seccia pone in una lettera (LEGGI) inviata ai sacerdoti, ai diaconi, ai superiori e alle superiore delle case religiose, ai priori delle confraternite e ai responsabili di associazioni e movimenti cattolici.

“Il prossimo 9 giugno - scrive Seccia - le nostre comunità cittadine saranno chiamate alle urne per eleggere i nuovi membri del Parlamento Europeo e, in alcuni comuni della nostra diocesi - a Lecce, a Campi Salentina, a Novoli e a Lequile - per designare il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale. In previsione di questo appuntamento così importante per la nostra democrazia, come vescovo, sento il dovere di ricordarvi alcuni principi che dovranno guidare le nostre scelte e, di conseguenza, il nostro modus operandi”.

E aggiunge: “Ogni cristiano - ministro ordinato, religioso o laico che sia - ha il compito di essere sale della terra… luce del mondo in qualunque ruolo si trovi ad operare nell’ordinarietà della sua esperienza di vita. E così, anche l’impegno diretto in politica da parte di un laico cattolico sarà, di conseguenza, doverosa espressione della cura e del servizio per il bene comune che per noi credenti è la più alta forma di carità.

Due sono le fonti che - secondo il pensiero dell'arcivescovo - dovrebbero ispirare il cristiano che vuole attivamente impegnarsi nella ricerca e nella realizzazione del bene comune: il vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. Sulla base di questo egli rammenta - a mò di promemoria - le sfide che il politico cattolico dovrebbe intraprendere per rispondere ai doveri di coerenza e conformità al Catechismo della Chiesa cattolica: il rifiuto della guerra, delle disuguaglianze, della corruzione, dell'aborto e dell'eutanasia. E di conseguenza scelte e azioni che corrispondano con consapevolenza alla ricerca della pace, della giustizia sociale, della solidarietà, del rispetto della vita dal nascere al morire, delle priorità del lavoro, della casa, dell'istruzione e di una vita dignitosa per tutti.

Senza queste opzioni - sottolinea l'arcivescovo -, chi si presenta come cattolico impegnato in politica, farà solo propaganda ingannevole e si fregerà, con un’operazione di deplorevole opportunismo, di un’etichetta che non gli appartiene”.

Alla luce di queste indicazioni semplici ma molto impegnative, Seccia offre una risposta esaustiva alla domanda iniziale. Che cosa deve fare un prete, un religioso, un operatore pastorale, chiunque abbia ruoli di responsabilità in una comunità che sia essa una parrocchia, una casa religiosa, una confraternita, un'aggregazione laicale cattolica?

Noi abbiamo il compito - risponde il pastore - di curare la nostra formazione alla dottrina sociale e poi di formare le coscienze, di favorire il discernimento personale, di motivare l’impegno, di incoraggiare le responsabilità. Ma abbiamo anche il dovere di astenerci dal prendere posizione nel confronto tra i partiti, tra le liste e tra i candidati. Sono errori - specie nella campagna elettorale per le amministrative - da non commettere per non creare ulteriori divisioni e rallentare gravemente il cammino della comunione. Solo così potremo favorire la libertà di tutti sia nel proporsi in prima persona agli elettori, sia nel votare”.

Poi due indicazioni pratiche. La prima: “sarà opportuno che chiunque decida di candidarsi o di partecipare come attivista alla campagna elettorale si autosospenda da eventuali incarichi pastorali. Le nostre comunità non possono diventare bacini elettorali per coloro che, profittando della propria posizione in parrocchia o nelle associazioni - e magari sotto il tacito beneplacito del parroco -, si preoccuperanno più di raccogliere consensi che di essere testimoni e servitori del Vangelo”.

La seconda: “ricordo ai parroci, ai rettori delle chiese, ai superiori delle case religiose, ai priori delle confraternite che, com’è consuetudine in queste circostanze, è vietato mettere a disposizione della campagna elettorale le strutture loro affidate.

 

 

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