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Prende il via oggi la Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia San Pietro in Lama. Nell’immediana vigilia abbiamo sentito il parroco, don Michele Giannone.

 

 

 

Don Michele, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale a San Pietro in Lama nella tua comunità parrocchiale?

San Pietro in Lama è un piccolo comune alle porte di Lecce, che negli ultimi ‘70 anni ha registrato un crescente calo demografico passando da 4500 a 3400 abitanti circa, considerando anche la presenza di alcuni cittadini stranieri provenienti soprattutto dall’Albania e dal Senegal. Dal punto di vista economico, gli abitanti sono impegnati nel settore primario dell’agricoltura e soprattutto nel settore secondario dell’industria, del commercio e dell’artigianato. In particolare, resiste ancora la tradizione della lavorazione della creta per la quale il paese era famoso nel passato, venendo indicato in alcune antiche carte geografiche con il nome di “San Pietro de l’imbrici”.

 

 

Per quanto riguarda invece l’esperienza ecclesiale?

Per quanto riguarda la parrocchia, alla quale appartiene anche il Rione Paladini del comune di Lequile con circa 600 famiglie, l’arcivescovo troverà una comunità con una lunga storia che ha visto negli ultimi decenni la presenza di belle figure sacerdotali come quella di don Santo Pastore (parroco dal 1909 al 1960) e di don Giuseppe Quarta (parroco dal 1960 al 1990) e di parroci che hanno dato un forte rinnovamento alla pastorale come don Donato Negro (poi vescovo) e don Pierino Liquori nonchè la fioritura di numerose vocazioni sacerdotali (le ultime quelle di don Stefano Spedicato e di don Alessandro Saponaro) e di vita consacrata. Visiterà ancora una comunità che in questi ultimi anni si è molto impegnata nella formazione dei ragazzi e delle famiglie istituendo peraltro la festa della famiglia in coincidenza con la giornata internazionale della famiglia (15 maggio) e che guarda con speranza ai due giovani che stanno compiendo un cammino di discernimento in seminario.

 

 

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

Nell’ambito liturgico la comunità ha ricevuto una buona formazione continuata anche in questi ultimi anni. È significativa la presenza di alcuni ministri istituiti, di diversi ministranti, di numerosi ministri straordinari della comunione e di due cori parrocchiali. Per quanto riguarda la catechesi c’è un nutrito gruppo di catechisti molti dei quali giovani. Soprattutto questi ultimi hanno bisogno di maggiore formazione non solo per mezzo degli incontri parrocchiali, ma anche attraverso le proposte diocesane di formazione teologica. Il settore più debole è quello della carità, poiché il gruppo Caritas si è gradualmente estinto per l’anzianità degli operatori e non c’è stato un ricambio.

 

 

Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?

Come ha detto più volte il nostro arcivescovo, la visita pastorale non sarà un’ispezione, ma un momento di incontro e di dialogo con colui che viene “a consolare i nostri cuori, a sostenere il nostro impegno e a risvegliare in noi il senso di appartenenza alla Chiesa”. Quindi, la comunità attende con gioia questa visita che certamente sarà un momento per riflettere sul cammino fin qui compiuto, ma anche un momento di ripartenza per le indicazioni che ne scaturiranno e per l’avvicendamento pastorale che seguirà.

 

 

 

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