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A Igino Giordani viene attribuita una frase, più volte ripresa anche da papa Paolo VI, che interroga e sollecita: “La pace incomincia da noi”! Nel corso delle attività del nostro laboratorio di scrittura creativa, in questo anno formativo in Seminario diocesano, abbiamo riflettuto sul concetto di pace e ne è emerso questo articolo che condividiamo con gli attenti lettori di Portalecce.

 

 

 

La guerra è e rimane una delle tante manifestazioni della stupidità dell’uomo. Nel corso della storia la guerra ha significato l’affermazione di un popolo, la conquista di territorio, l’espansione del proprio “regno”. I tempi (della storia) passano ma le motivazioni che spingpono a scatenare queste catastrofi no. Oggi si stanno combattendo due guerre che stanno portando tantissime persone a perdere la loro vita, solo perché di nazionalità diversa. Ma così come succede in Europa e nel mondo, ogni giorno scoppiano guerre, delle quali non sappiamo neanche l’esistenza, perché non hanno “valore mediatico” e forse anche economico. Quanto è importante il valore della pace, perché da ciò si “percepisce l’importanza della guerra” e non perché muoiono migliaia di persone, ma solamente per quanti “like” riceve la notizia pubblicata sui social. Occorre vigilare anche sull’indifferenza. L’evento peggiore che possa manifestarsi davanti ad una guerra è rimanere indifferenti, e questo accade solo perché non è vicino a noi e quindi non lo percepiamo come problema. La storia da sempre ci insegna che si entra in guerra per interessi, anche se, paradossalmente, non dovrebbero essercene, poiché si parla sempre di esseri umani che muoiono per mano dei potenti. La guerra, dunque, rappresenta davvero uno degli avvenimenti più bui della storia dell'umanità, un'ombra che si proietta su intere generazioni lasciando dietro di sé un sentiero di distruzione e dolore. Ogni conflitto armato porta con sé una catena di eventi che colpiscono non solo le persone coinvolte direttamente, ma anche intere comunità e le generazioni future. Sarebbe auspicabile che i leader mondiali trovassero il coraggio di abbracciare la pace come principio guida per risolvere le divergenze, anziché optare per la via della violenza e della distruzione. La pace, con la sua bellezza e armonia, porta prosperità e felicità a tutti gli esseri umani del pianeta. La guerra, come infatti sappiamo, non porta altro che sofferenza e distruzione, mentre la pace offre la possibilità di costruire un mondo migliore per tutti. Dovremmo riflettere allora sulle conseguenze devastanti dei conflitti armati e impegnarci attivamente a promuovere la pace attraverso azioni concrete e dialogo costruttivo. Solo unendo le forze e lavorando insieme possiamo sperare di creare un futuro in cui la pace sia la norma anziché l'eccezione.

Fin dall'antichità l’idea di guerra è associata a potere, fama e imposizione della propria cultura su altre civiltà. E la situazione, al giorno d'oggi, non è cambiata molto. Ormai viviamo in un mondo dove possiamo seguire in tempo reale le vicende mondiali e capire come e quali sono le cause che scaturiscono questi innumerevoli scontri.

E i mezzi di comunicazione hanno un ruolo fondamentale, perché la spiegazione di un conflitto, una battaglia, uno scontro armato non corrisponderà mai alla vera realtà dei fatti, non potrà mai essere raccontato con un senso di verità univoco. Soltanto le persone che vivono nei luoghi del conflitto possono capire ciò che accade e percepire l'angoscia di ciò che si vede. Ognuno costruisce una propria e personale versione dei fatti, una propria verità. Ma la guerra è sempre motivo di scandalo e di imbarazzo. E basta solo ricordare la vita dei poveri bambini che muoiono per mancanza di alimenti o per causa di attacchi improvvisi. La guerra evidenzia la crudeltà dell'uomo e soprattutto l'attraversamento di un limite insuperabile. Dovremmo soltanto vergognarci di essere egoisti e pensare sempre e solo al compiacimento di noi stessi. Oggi, dunque, per il tramite dei mezzi di comunicazione il tema delle guerre e dei conflitti si è fatto ancor più presente nelle nostre vite. Gli scontri tra Israele e Palestina degli ultimi tempi e quello tra Russia e Ucraina, cominciato nel 2022, hanno dato nuovo stimolo, anche sui banchi di scuola, a una serie di temi e riflessioni sulla guerra. La guerra esiste da sempre ma oggi sta cambiando forma. Le cause che innescano le guerre possono essere molteplici: cause politico-militari, cause territoriali, cause economiche, cause religiose. Si è infatti sentito parlare di guerra preventiva, guerra economica, crociate (guerre religiose) e di guerra civile. Esistono tanti modi per fare la pace, tranne uno: la guerra. La guerra è da sempre un “omicidio in grande”, una lunga scia di sangue, sofferenze, distruzioni, odio, vendette. Sugli orrori e le macerie della guerra alcuni promettono di scrivere la parola pace, anche se questo non può eliminare il dolore che viene causato da guerre, violenze. È in questo contesto, foriero di violenze e sofferenze, divisioni e contrapposizioni a tutti i livelli, che siamo chiamati a riscoprire il dovere di fare la pace. La pace è l’interesse primario di tutte le genti e le nazioni. La pace è la priorità. Abbiamo bisogno di pace come i polmoni hanno bisogno dell’ossigeno. Per questo, i governanti hanno la responsabilità primaria di lavorare incessantemente per fermare la guerra e creare le condizioni per ricostruire la pace. Se non lo fanno vengono meno alla loro stessa ragion d’essere. Occorre far risuonare il grido, il monito, l’invito pressante che fu di don Tonino Bello - e continua ad essere una sollecitazione per il momento presente - “In piedi costruttori di Pace!”.

Alessandro Palumbo, Michele Rizzello, Matteo Kowal, Michele Ingrosso, seminaristi del Seminario diocesano

 

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