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“Ha saputo interpretare un linguaggio capace di aprire i cuori al bene e alla solidarietà. Parlava in modo chiaro e comprensibile alle persone, era capace di aprire i cuori all’amore di Dio e dei fratelli”.

 

 

 

“Non è stato soltanto profetico, perché non ha semplicemente atteso in vita qualcosa che ancora non c’era. Piuttosto ha saputo cogliere il bene che è già presente nel popolo di Dio e lo ha servito fino alla fine”. Ieri, nel giorno in cui si celebravano i 30 anni dalla morte di don Tonino Bello, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, auspica che “la capacità di coniugare l’amore in Dio e la fiducia in Lui, perché don Tonino era uomo di fede, con il servizio ai fratelli sia talmente diffusa da trasformare l’Italia. Santa Caterina diceva: ‘Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo’. E ce n’è davvero bisogno”.

Infine, aggiunge mons. Baturi: “guardare ai grandi esempi come don Tonino ci deve aiutare a scoprire anche gli esempi sconosciuti di dedizione e di amore nelle nostre comunità. Tanta gente dà la vita in maniera totalmente gratuita e ne ignoriamo persino il nome”.

 

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