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Tra pochi giorni sarà la festa della mamma, colei che ama, si dona. Incondizionatamente. Ed è pronta a proteggere i propri figli fino alla morte.

 

 

 

La notizia di questi giorni sui fatti accaduti in provincia di Foggia, ci sconvolge. È la storia di un amore profondo tra una mamma ed una figlia. Fino alla morte. Una morte terribile, per difendere la madre aggredita dal marito che voleva ucciderla: e invece lei si è messa in mezzo, ed è stata uccisa a coltellate. È morta così Jessica Malaj, la sedicenne massacrata a Torremaggiore, in provincia di Foggia, dal papà 45enne, il panettiere Taulant Malaj.

Al Corriere del Mezzogiorno, Jessica viene descritta come una ragazza modello, molto dedita allo studio e affezionatissima alla mamma: la giovane frequentava un liceo classico, il Fiani-Leccisotti di Torremaggiore, era molto studiosa e non aveva mai dato problemi. «Sempre con il sorriso sulle labbra, era molto attaccata alla madre», dice una signora al Corriere.

È morto allo stesso modo Mirko Farci, il ventenne ucciso a Tortolì, in Sardegna, mentre tentava di difendere sua madre dalla furia di Masih Shahid, 29enne pakistano ed ex compagno della donna.

Così anche Luca Pisciotto, colpito alla gola da un’arma da taglio nel tentativo di difendere la madre.

Come può una madre sopravvivere ad un tale dolore?

Come ci si può difendere da uomini tanto forti di violenza quanto privi di coraggio per sopportare un addio.

Il sistema sociale, dunque, se vuole difendere le vittime di violenza di genere deve salvaguardare la loro libertà adottando politiche che incidano su quella di chi agisce violenza. Mi chiedo e soprattutto chiedo a voi a chi maneggia il potere e può piegare il diritto: davvero non esiste modo di salvare le donne?

 

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