“La vicenda del bambino aggredito a Livorno mostra come ci sia un’ostilità sommersa che riemerge nella rabbia dei giovanissimi, che hanno assorbito l’insegnamento del disprezzo della cultura corrente”.
Alla soglia della Giornata della memoria, in cui la Chiesa, la società, la scuola, ricorda l’importanza della solidarietà, della vicinanza e del ricordo, alcune notizie, fanno rabbrividire: le svastiche dipinte su sinagoghe e scuole, gli insulti rivolti agli ebrei, chiamati “scimmie e maiali”, nelle manifestazioni contro Israele.
Li abbiamo visti in prima linea nelle terapie intensive (Ti) fin dallo scoppio del Covid-19. E lo sono tuttora, senza risparmiarsi, in ospedali prossimi al collasso tra nuova ondata pandemica e carenza di personale.
Ormai ci siamo. Lunedì 24 gennaio iniziano le votazioni per il presidente della Repubblica. Le cronache sono piene di ricostruzioni sui movimenti tra e dentro i partiti e i gruppi parlamentari, Per districarsi in questa fase può essere utile una piccola guida con alcune parole-chiave.
Scuole aperte sì, scuole aperte no. Mentre la didattica in presenza è sulla bocca di tutti, gli adolescenti vivono una fase di crescente incertezza che genera in loro ansia e depressione. È un’altra conseguenza della pandemia che ha fatto scoppiare la bomba del problema nella fascia di popolazione più vulnerabile, abbassando pure l’età delle manifestazioni. Maria Pontillo, psicologa e psicoterapeuta dell’unità operativa complessa di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, spiega che ad essere cresciuto è anche il desiderio dei ragazzi di rimanere a casa, il cosiddetto “ritiro sociale”.
Gli smartphone sono stati la finestra sul mondo a cui ci siamo stati più affacciati durante la pandemia. I lockdown hanno fatto registrare, picchi di utilizzo di app e social mai visti prima. Ma la tecnologia ci ha davvero aiutato?