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“Il modo migliore per non invecchiare sta nel continuare a credere nella vita. La vita è bella sempre e nonostante. Ogni vita è guidata”.

 

 

 

Mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, traccia così il bilancio dei suoi 70 anni, celebrati e offerti in dono con un libro dal titolo eloquente: “La mia notte non ha oscurità”. Il primo sentimento è la gratitudine: “La mia vita è stata guidata, protetta con instancabile amore. Per questo ringrazio Dio!”. Il secondo è un desiderio che sa di impegno: “Bisogna educarsi all’idea del congedo da questa vita, purché la morte mi colga vivo”.

Amare la vita, a qualsiasi età, il primo consiglio: “Tutto passa, e tutto ricomincia. Ogni giorno ci porta l’amore e la lotta. La vita è una battaglia che si rinnova, malgrado le età e le vicende. Però ad ogni uomo non è chiesto di vincere, ma solo di combattere”.

Tra le pagine, quello che traspare come una costante è la gioia e la serenità d’animo: “Non siamo nati per odiare, distruggere e uccidere. E tanto meno per maledire… Noi siamo nati per amare, costruire, dare vita. E anche per benedire la vita”. I passi sbagliati, le delusioni, le sconfitte, lo scoraggiamento: sono tutti “strumenti che Dio utilizza per mostrare la strada”, spiega Sapienza esortando a scoprire il segreto nascosto nel quotidiano: “Ogni giorno è un’incognita: tocca a noi renderla favorevole o sfavorevole. E ogni mattino un buon servitore per prepararci l’abito della sera. Compiamo il nostro lavoro con gioia, qualunque esso sia: anche se è umile, possiamo elevarlo; anche se è oscuro, possiamo illuminarlo. E non riteniamoci né inutili, né indispensabili. Rinnoviamo ogni mattina la pazienza che ci serve per l’intera giornata”. Mai senza l’altro: “parlare con il cuore a tutti i cuori è la prima legge che spesso dimentichiamo”.

“Abbiamo eliminato le pause della nostra vita”, il monito per scongiurare un’esistenza all’insegna della fretta: “Eppure, queste sono necessarie per sapere dove andiamo; ricordare la strada percorsa, e riflettere su quelle ancora da percorrere”. “Siamo ospiti, e non padroni della vita”, l’antidoto al delirio d’onnipotenza: “La vita non è un cocktail che ognuno può preparare a proprio piacimento. Arriva sempre qualcosa o qualcuno, un ignoto, anche un amico, persino un parente che vi mette qualche goccia di amaro”.

La sera è l’ora per rileggere il libro della nostra vita, il riferimento alla vecchiaia come età di bilanci e di abbandono fiducioso alla bontà del Padre. Per l’autore del libro, si traduce in una splendida preghiera, affidata al cuore di ciascuno di noi: “Non rimpiangere il mattino, perché ha già sorriso per te. Non invidiare il pomeriggio, perché hai già goduto il suo sole. Ma assapora la dolcezza della sera senza inutili recriminazioni. Non esigere, da coloro che ancora possono correre, di camminare con il tuo passo. Non additare una sedia a chi vuol rimanere in piedi. Ma giudica ogni canto e ogni sforzo secondo l’ora del giorno. Non essere severo per le colpe degli altri, senza ricordare come e quando hai peccato, ma guarda con indulgenza chi sbaglia e chi cade, poiché già sai che cosa voglia dire arrivare a sera. Adopera la tua saggezza non per colpire, ma per difendere; non per condannare, ma per perdonare. E quando, deposto l’egoismo e l’orgoglio, l’impazienza e le ambizioni, come pesi che rallentavano il cammino, guarderai il breve tratto di strada che ancora ti attende dì ad ognuno che al di là di ogni sentiero si apre un altro orizzonte. Una grande gioia della sera è di dare ancora la certezza del domani”.

 

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