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Mentre la Visita Pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia a Carmiano e a Magliano volge al termine, Portalecce ha sentito i tre parroci. Oggi è la volta di don Riccardo Calabrese, parroco di Sant’Antonio Abate in Carmiano.

 

 

 

 

Don Riccardo, quale realtà sociale e parrocchiale ha trovato l’arcivescovo venendo in visita pastorale a Carmiano nella tua comunità parrocchiale?

Nella complessa realtà sociale carmianese, in continuo mutamento, la parrocchia è riconosciuta sul territorio come luogo educativo, formativo e di socializzazione a favore di tutti, bambini, giovani e adulti. Si è iniziato un percorso per una pastorale di vicinanza e di cooperazione tra le tre comunità parrocchiali del territorio. La parrocchia, come spazio esistenziale (e non solo come territorio) si riscopre e si riprogetta per essere capace di cogliere “i segni dei tempi” e di adeguare il suo servizio ai fedeli e alla storia. La “cultura dell’incontro” si fa in modo che sia, inoltre, il contesto necessario a promuovere il dialogo, la solidarietà e l’apertura verso tutti: in tal modo, la nostra comunità parrocchiale si allena a sviluppare una vera e propria “arte della vicinanza” all'uomo.

 

 

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

 

L’operato della carità, soprattutto in questo ultimo periodo post pandemia, ha messo in luce nuove situazioni di emergenza, di fragilità e povertà (abbiamo constatato un incremento sostanziale delle famiglie che si rivolgono alla Caritas parrocchiale). Lo stile di carità è permeato in tutti i gruppi che sostengono il lavoro della stessa Caritas, ridotta a poche unità. La sfida è sempre più complessa perché siamo chiamati ad intercettare le persone che sono nel bisogno eppure, per pudore e vergogna, non accedono ai servizi tradizionali. La liturgia, tempo e luogo dove la comunità si incontra, si riconosce, si nutre della Parola e dell'Eucarestia, è curata e preparata. Pur essendo il centro della vita della Comunità, e pur insistendo tanto sulla partecipazione alle varie celebrazioni, non sempre la risposta è positiva. La catechesi si sforza di proporre sempre nuove esperienze, per fare in modo che tutti, dal bambino all’adulto vivano la propria fede e diventino testimoni. Sono tante le esperienze di formazione alla fede, dagli incontri “tradizionali” per i bambini e ragazzi, alla catechesi per i giovani, alla formazione per gli adulti e gli operatori pastorali, all’educazione nel gruppo Scout, all’Oratorio. Perciò la parrocchia svolge un ruolo essenziale nella trasmissione della fede, e la catechesi dei sacramenti è solo una parte della catechesi intesa in senso più ampio.

 

 

Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?

 

Ci aspettiamo un rinnovato entusiasmo. Stiamo celebrando il cinquantesimo anniversario della fondazione della parrocchia (siamo la parrocchia più giovane del territorio) e vogliamo continuare a camminare, sostenuti dalla presenza e dall’incoraggiamento dell’arcivescovo. L’obiettivo è continuare a camminare insieme, come gruppi e con le altre realtà parrocchiali e associazioni cittadine.

 

 

 

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