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Nella tarda serata di ieri i ragazzi leccesi della Gmg di Lisbona sono finalmente rimpatriati in Italia fermandosi a Genova per la notte. Sono in queste ore sulla strada del ritorno a Lecce.

 

 

Un’intera giornata di viaggio dalla Spagna, attraversando tutta la costa sud della Francia, per arrivare a Genova. L’urlo di gioia all’arrivo del cartello “Italia” e l’ultima cena del pellegrinaggio insieme nel seminario arcivescovile di Genova.

C’è la consapevolezza che questa avventura è ormai al termine, ma il viaggio vero non finisce qui, come hanno ricordato anche gli altri sacerdoti che hanno accompagnato i ragazzi in tutto il lungo percorso verso la Giornata mondiale della gioventù affiancando il direttore del Servizio diocesano di pastorale giovanile, don Alessandro Mele (LEGGI).

Don Mattia Murra, parroco della chiesa madre di Surbo e assistente diocesano del settore giovani di Ac ha così dichiarato: “Al termine di un’esperienza bella ed importante, solitamente, si scopre la bellezza della gratitudine. E non può che essere così anche questa volta. E lo vedo negli occhi di questi giovani che hanno sperimentato lo splendore di una Chiesa che crede in loro e li vuole operai di un futuro di gioia, coraggio e speranza”.

Don Salvatore Corvino ha voluto condividere tre pensieri: “Mi piace commentare qualcosa dell’esperienza vissuta dai ragazzi e da noi che li abbiamo affiancati condividendo tre parole: scoperta, bellezza, gratitudine. Scoperta: perché in questi giorni i nostri ragazzi e i nostri giovani, insieme a milioni di giovani di tutto il mondo, sono stati pellegrini in scoperta ed hanno toccato con mano l’universalità. Ho negli occhi l’entusiasmo con il quale tornavano la sera a dirci di aver scambiato un semplice oggetto con i loro coetanei che provenivano dalle parti più svariate del mondo. Bellezza: perché hanno camminato nella bellezza di una Chiesa entusiasta e che forse non si aspettavano. Come dimenticare le corse per accaparrarsi il posto migliore vicino alle transenne per vedere il passaggio del Papa. Gratitudine: perché ciò che hanno vissuto ha allargato il cuore di ciascuno per riconoscere in ogni cosa e persona, un dono di cui rendere grazie”.

Don Luca Curlante, infine: “Sono già cominciati i pianti che precedono il distacco ma non è la fine, anzi. È un nuovo inizio che, partendo proprio da quella memoria grata, incastonerà quest’esperienza nel nostro cuore dilatandolo perché non resti solo un bel ricordo, ma porti con sé l’impegno di vivere nella vita ordinaria quanto di straordinario è stato vissuto e ascoltato in questi giorni di grazia”.

Una sfida ambiziosa, sicuramente, ma che senza ombra di dubbio, questo gruppo, sereno e semplice, anche nelle situazioni più difficili, saprà accogliere e mettere a frutto. Si sono alzati e sono andati in fretta.

 

 

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