0
0
0
s2sdefault

Anche la Chiesa di Lecce vive l’Ottobre missionario (LEGGI) e per narrare una storia di donazione totale per l’evangelizzazione dei popoli, oggi racconta l’esperienza di Padre Maurizio Balducci.

 

 

 

Sacerdote comboniano, Padre Maurizio è un volto noto per chi ha frequentato, nei primi anni ’90, la comunità comboniana di Cavallino dove ha vissuto prima che ritornasse in Uganda dove si trova ormai da tanto tempo.

Originario della parrocchia di San Jacopo in Polverosa Firenze, è missionario comboniano e attualmente opera nella parrocchia di Gulu, in diocesi, invece, dirige l’Ufficio catechistico e l’Ufficio di pastorale. Fedele al carisma e all’ispirazione di Daniele Comboni, Padre Balducci vive un’unica testimonianza di vita, di comunione, di condivisone e di impegno solidale con i più poveri ed abbandonati dell’Uganda; si dedica all’evangelizzazione attraverso il ministero della Parola, la celebrazione dei sacramenti e la crescita spirituale delle comunità in cui è impegnato.

Diventato sacerdote 33 anni fa, la sua azione missionaria sembra apparentemente simile a quella di tanti altri sacerdoti, religiosi e laici che dedicano la loro vita ai poveri, con l’eccezione che egli rende tutti partecipi delle sue storie, ricche di vivacità, luci e colori; i suoi racconti si alternano tra l’umorismo e la passione per la missione, per l’Africa che gli è tanto cara e alla quale dedica ogni giorno la sua esistenza.

A parte qualche parentesi in Italia, infatti, negli anni ‘90 è accanto ai ragazzi del Gim (Giovani impegno missionario) di Cavallino, la sua attività si svolge prevalentemente in Uganda, un Paese la cui storia è tuttora travagliata e difficile. Scrive Padre Maurizio nell’introduzione al suo libro Lettere dalla Vita, (Ed. EMI, Bologna, 2009, pp.158): “E nell’incontrare volti e sentire voci, nello stupirsi dei colori e degli odori (…) Nasce da qui il desiderio di condividere semplicemente ma anche profondamente le emozioni più forti tentando di esprimerle al meglio”.

L’opera missionaria di Balducci è ben delineata in questa raccolta di lettere inviate dal 1994 al 2007 dalla diocesi di Lyra. Esse descrivono scene di vita ordinaria, di incontri vissuti durante le visite nelle varie parrocchie della diocesi, che Balducci raggiunge in sella alla sua fida bici pedalando per chilometri e chilometri su sentieri fangosi e pericolosi.

Ma se Padre Balducci “non fosse nato per l’Africa “sarebbe stato un Salentino innamorato del territorio; infatti scrive nel 1994 nella lettera di congedo da Lecce per il ritorno in Uganda: “Per me oggi morire significa lasciare la gente di Lecce, i giovani soprattutto, e quella gente con cui ho vissuto rapporti d’amore, magari nella sofferenza o nella condivisione di un ideale”.

Nella casa dei Comboniani di Cavallino Padre Balducci ha formato generazioni ai valori della solidarietà, del dialogo tra le religioni, con i “gimmini” salentini ha condiviso la sua vocazione missionaria nata per amore dei giovani; tra quelle mura ha costruito legami che hanno fatto compiere scelte mature di donazione, di condivisione, ha aiutato tanti giovani ad avere fiducia in se stessi, nelle loro capacità per dare una svolta piena alla vita. A Lecce, Padre Balducci si è “mescolato” con la gente, si è unito coi salentini perché è stato sempre presente, più che parlare ha vissuto e più che insegnare ha agito per il bene delle comunità.

La sua vocazione missionaria è una lettera scritta a chiare lettere, perché è la sua vita che parla, è un segno incisivo e costante, luminoso e gioioso che non passa inosservato. “Scrive nel dicembre 2003 : “Non c’è spazio nella nostra missione per l’improvvisazione, e la sciatteria (...).  Dobbiamo assolutamente rendere ogni celebrazione, ogni predicazione della Parola, nuova, mai sentita, profumata come la fragranza del pane appena sfornato”.

 

 

 

Forum Famiglie Puglia