Sono immagini molto evocative quelle giunteci da Turi. Foto che documentano la memoria delle apparizioni di Sant’Oronzo alla sacra grotta, di cui avevamo già parlato nei giorni scorsi (LEGGI QUI ).
Il rito, inevitabilmente condizionato dall’osservanza delle misure anti-contagio, ha visto l’arciprete turese don Giovanni Amodio compiere a piedi il tragitto che unisce la chiesa matrice della cittadina a quella extraurbana sorta al di sopra dell’antro in cui, stando alla tradizione locale, Oronzo e Giusto si sarebbero per un certo tempo rifugiati durante le persecuzioni. Sia pur tra le strade deserte e con il supporto di pochissimi collaboratori,
Don Amodio ha condotto alla grotta un meraviglioso crocifisso ripetendo quanto accadde il 3 maggio 1726, quando l’intero popolo di Turi, guidato dal francescano Tommaso da Carbonara, recò nel medesimo posto la croce richiesta dal santo nel corso di alcune apparizioni. La sacra grotta turese, insieme alla chiesa fuori le mura di Lecce, al santuario dei colli di Ostuni ed al grottone oronziano di Massafra, costituisce uno dei luoghi-simbolo a livello regionale del culto del nostro santo patrono.