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Riguardo a quanto apparso sulla stampa locale durante questo anno, la copia della statua di Sant'Oronzo non sarà pronta per il prossimo Natale.

 

 

 

I leccesi, pertanto, dovranno attendere che riappaia sulla colonna che domina l'omonima piazza, il simbolo che da antico tempo accoglieva la raffigurazione del patrono, benedicente cittadini e turisti. Il motivo essenziale del trasloco è stata la necessaria preservazione dagli agenti atmosferici, nocivi alla salute della statua stessa.

I tempi di realizzazione e di consegna della copia della statua da parte della Fonderia Nolana Del Giudice ormai stanno per scadere. Lo slittamento della data avanzata inizialmente, ha suggerito di non avere fretta in queste operazioni perché si tratta di opere d’arte che devono durare per sempre, devono uscire dalla fonderia senza difetti, perfette. Tra l’altro, la citata fonderia rappresenta un’eccellenza a carattere internazionale e vanta un’esperienza di azienda familiare ben riuscita, giunta alla quarta generazione.

Per chi non lo sapesse o lo abbia dimenticato, è bene ricordare che il comune di Lecce è proprietario della statua di sant’Oronzo, posta fin dal 1739, sulla sommità della colonna romana nella omonima piazza, in sostituzione di una precedente opera andata distrutta a causa di un incendio; che l’anzidetta statua fu realizzata con una struttura interna in legno veneziano e rivestita con lamine di rame con finitura in simil bronzo, raffigurante il santo in abiti vescovili nell'atto di benedire la città; che dall'anno della sua collocazione ad oggi la statua ha subito diversi restauri (nel 1945 e da ultimo alla fine degli anni '80) e da tempo gli esperti sostengono la necessità di musealizzare l'opera e collocare sulla colonna una copia per preservare l'originale dagli agenti atmosferici; che il 30 gennaio 2019 la statua è stata collocata nell'atrio di Palazzo Carafa e sottoposta ad una attenta opera di restauro - sotto il controllo e seguendo le indicazioni della Soprintendenza di Lecce -, ultimato nel giugno 2020.

Le osservazioni in merito al cattivo stato di salute della statua e le sollecitazioni a intervenire prima che fosse troppo tardi, risalgono a tempi lontanissimi. Nel 1939 (ben 84 anni fa!), in un articolo apparso sulla Voce del sud, il direttore Ernesto Alvino, ricordando il trasloco dell’anzidetta statua scriveva che «la statua, scolpita in legno con rivestitura di bronzo a liste inchiodate, è in pessime condizioni, onde non crediamo che sia più possibile ricollocarla sulla colonna. Non resisterebbe per molto al logorio implacabile degli anni». E non è tutto. Saggiamente l’Alvino suggeriva: «Ed allora ci pare necessario, più che opportuno e doveroso, di esaminare la possibilità di procedere ad un calco in gesso dell’attuale statua per rifonderla subito in tutto nuovo bronzo sicché il nuovo pezzo possa bene sfidare i millennio dall’alto della colonna romana…[…] E poiché il culto del Santo Patrono è unanime e sentito in città, riteniamo anche noi che, più che impegnare il bilancio comunale, sarebbe religiosamente più significativo che la nuova statua venisse fusa per sottoscrizione popolare…».

Oggi le tecniche di lavorazione si fondano sull’uso della scansione 3D, di blocchi di polistirolo ad alta densità, dell’utilizzo di un robot antropomorfo a sei braccia, di resine, di cera e di altri ritrovati certamente più idonei. Ma non è questo il punto. La tecnologia ha fatto passi da gigante.

Si spera che l’immediatezza tecnologica influisca sulla predisposizione dei leccesi a sposare suggerimenti e proposte migliorative del patrimonio storico-artistico locale, senza fare passare inutilmente tanti lunghi e interminabili decenni.

Foto di Claudio Longo

 

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