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Figlio di Mauro, Emanuele Manieri, ne continuò nobilmente l’arte e fu, come riconobbe Cesare Brandi (1906-1988), un elegante architetto.

 

 

 

Anche di lui sono poche le fabbriche leccesi documentate, i palazzi della Regia Udienza (1755) e del vescovo (1759), i propilei del Duomo (1761), la chiesa (1769) ed il monastero delle paolotte (1764-1771), lavori al prospetto ed allo scalone del conservatorio di S. Anna (1764), mentre una gran parte delle fabbriche a lui riconosciute gli è stata attribuita sulla base di riscontri stilistici, come i palazzi del convento dei domenicani di San Giovanni d’Aymo e dell’aristocrazia leccese, Lopez-Personé, Maremonte-Dell’Antoglietta, Castriota, Lubelli, Tresca, Romano, Consiglio, Bozzicorso (1775) ed a lui è stata rivendicata anche la villa marchionale dei Palmieri in San Ligorio presso Lecce, che presenta una straordinaria affinità di gusto con l’autografa villa baronale dei Capece nelle campagne di Ruffano.

Privilegiò le costruzioni monumentali, segno questo della maestosa grandiosità in cui impegnava i progetti e concepiva le sue creazioni.

Basti pensare, più che al monastero delle paolotte deturpato il secolo scorso e privato della contigua chiesa, al palazzo Lopez-Personé, il cui ultimo piano è singolarmente illuminato da finestre circolari ed alle soluzioni archeggiate delle loggie dei palazzi del vescovo e Maremonte-Dell’Antoglietta.

Tante prestigiose committenze agevolarono grandemente la diffusione dei suoi modi espressivi e divulgarono la fortuna del suo linguaggio, sicché gran parte degli edifici della vecchia città assunse, grazie anche all’apporto dei costruttori Carrozzo, le forme e le gale care al suo gusto amabilmente raffinato.

Irrimediabilmente perdute sono, purtroppo due sue fabbriche, di cui si rimpiangono l’armonia compositiva e l’eleganza delle strutture, i palazzi Castriota e della Regia Udienza (1755) e la chiesa delle paolotte (1769), mentre rimangono ammirabili il convento del Rosario, il cui prospetto è scandito da pilastri giganteschi, ed i palazzi Bozzicorso, Tresca e Consiglio dalle facciate che armoniosamente si integrano negli spazi circostanti.

Morì a settantasei anni il 1780, un anno prima del compimento della chiesa della Natività della Vergine di cui aveva dato i disegni un altro aristocratico architetto ed accademico, il napoletano Carlo Salerni marchese di Nevano.

 

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