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Uno degli appuntamenti più attesi e sentiti della Settimana Santa Lecce, è senz’altro quello della Processione penitenziale di Gesù morto e della Desolata.

 

 

 

Quest’anno la processione varcherà le soglie della chiesa di Santa Teresa (Via Libertini) alle 19,30 del Venerdì Santo, il prossimo 7 aprile e si dirigerà verso Piazza Duomo dove percorrerà tutta la Piazza per poi avviarsi verso Porta San Biagio, Piazza Sant’Oronzo per poi rientrare in chiesa. Il dettaglio del percorso è riportato sui manifesti affissi in città sui quali è rappresentato un suggestivo momento della processione immortalato dal fotografo Arturo Caprioli.

Attualmente i protagonisti di questa storica processione sono: Cristo morto deposto in una bara di cristallo (opera in cartapesta del Maccagnani del 1800) e la Madonna Desolata, tutta vestita di nero che lo segue piangente.

A curare l’organizzazione il commissario arcivescovile della Confraternita “Gesù Agonizzante e SS. Medici”, Loredana De Benedetto e il padre spirituale don Alessandro D’Elia che attualmente sono preposti alla cura della chiesa di Santa Teresa.

La processione è antichissima come pure lo struggente “Inno del Venerdì Santo” accompagnato quest’anno dalla banda “Città di Surbo” diretta dal maestro Vincenzo Stella e cantato dallo storico “Coro delle Pie donne” diretto dal maestro Salvatore Pandarese.

Anticamente, racconta un membro del coro, Gino Genovasi (classe 1946), la processione usciva, secondo i racconti di sua madre, dalla chiesetta ormai sconsacrata di San Francesco della Scarpa che si trova all’interno del complesso denominato “Convitto Palmieri”, successivamente i simulacri furono spostati presso la chiesa di San Matteo ove rimasero fino al 1975 per poi essere trasferiti alla chiesa di Santa Teresa. Racconta sempre Genovasi che ai tempi in cui la processione partiva da San Matteo lui frequentava il catechismo e che le catechiste riunivano tutti i bambini nel salone sul retro della chiesa (attualmente occupato dai Cavalieri del Santo Sepolcro) per provare il famoso Inno del Venerdì Santo diretti dal maestro Carmelo. Il giorno della processione tutti i bambini indossavano un grembiule nero ed una fascia rossa, le bambine anche un velo nero sul capo e una coroncina di fiori bianchi che realizzava per loro la madre del maestro di canto. La durata della processione, a quei tempi, era di circa tre ore e percorreva tutte le vie del centro storico passando anche da Palazzo dei Celestini per poi rientrare in chiesa ove il sacerdote trovava il portone chiuso. Racconta Gino: “Lu sacerdote tuzzava tre fiate e la porta se apria cu fazza trasire Cristu muertu, la Desolata, tutti li piccinni e li confratelli” che erano tantissimi a quel tempo.

Chi negli anni scorsi ha partecipato alla processione può testimoniare il clima di raccoglimento e commozione che si respira. Molti, al passaggio dei simulacri, piangono, il suono struggente della banda è da brivido.

Al termine della processione, come da tradizione, l’arcivescovo Michele Seccia consegnerà come di consueto la sua omelia alla cittadinanza sul sagrato della chiesa.

Domani 3 aprile, Lunedì Santo, le statue saranno collocate, grazie alla collaborazione dei “Portatori di statue” nello spazio antistante l’altare presso la chiesa di Santa Teresa dove resteranno esposte sino a Pasqua al fine di consentire a tutti l’adorazione e la preghiera.

Il Giovedì Santo (6 aprile) alle 21, il coro “Viri Cantores de Finibus Terrae” diretto dal maestro Giuseppe Lattante, si esibirà in un concerto meditazione con canti gregoriani del repertorio barocco veneziano di A. Lotti e A. Vivaldi. La scelta di un concerto meditazione è stata dettata dalla volontà del commissario e del padre spirituale di entrare nel mistero della morte attraverso la preghiera e la musica, espressione completa dell’armonia del Creatore e che inevitabilmente avvicinano l’animo umano a Dio.

 

 

 

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