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Non è mancata, nonostante le restrizioni dovuti al costante dilagare della pandemia, neanche quest’anno la tradizionale “Fiera te la Stiddhra”. Ieri l’ultimo giorno di festa.

 

 

 

La nostalgia dei sancesariani per i fuochi d'artificio come i battitori di piatti baresi che in questo giorno facevano" fera", insieme all'odore di "scapece ", le bancarelle di fischetti e delle campanelle di terracotta, il profumo di pasticciotti e dei caffè che i bar preparavano; ha avuto il suo prorompere in quelle che sembravano giornate silenziose.

I colpi secchi hanno aperto nel sabato pomeriggio i giorni di festa. Ad aprire le celebrazioni religiose è stato l’arcivescovo mons. Michele Seccia. “San Giuseppe ci ricorda che è il segno che è stato posto a garanzia dalla tutela del figlio di Dio e così a protezione di tutta la Chiesa - ha detto nell’omelia -. Custode, protettore, lavoratore tutti appellativi che rientrano nella devozione che diventa vita, imitazione quotidiana perché ognuno possa scegliere cosa prendere dal suo esempio. Invocando la sua protezione chiediamo di aderire alla somma volontà di Dio che ripetiamo nel Padre nostro. Dobbiamo fare in modo che le nostre scelte siano secondo la grazia che ci è stata concessa. Comprendiamo così qual è il percorso da prendere nella nostra vita. Non dimentichiamo di affidare le nostre famiglie, accorriamo con fiducia al suo patrocinio perché in questo anno possa essere nostra guida nel lavoro, nostra guida con la famiglia, nostra guida nei rapporti con chi ci è vicino. Siamo chiamati alla scuola della docilità di Giuseppe- ha incoraggiato poi così i fedeli- Non dobbiamo temere di prendere con noi le nostre responsabilità, anche quelle più ardue, perché non ha temuto di accettare quella volontà che salva. C’è bisogno di speranza, torna a dominare la paura, la sfiducia in Dio. Viviamo questo tempo con fede. Anziani e piccoli in quest’anno sono stati contagiati e altrettanti hanno perso la vita, ma siamo noi qui! Possiamo perdere la Speranza? No! Dobbiamo vincere la paura perché non ci allontani da noi stessi e da Dio. Guardiamo a San Giuseppe perché possa aiutarci a vincere e a riscoprire il valore e la bellezza di ciò che ci viene concesso in questa vita e della piena fiducia in Dio nostro padre”.

Al termine ha elevato con la comunità tutta, le autorità civili e militari presenti alla solenne messa, davanti al simulacro del Santo l’atto di affidamento. Per la prima volta, inoltre, è stato eseguito dalla Schola Cantorum della matrice un nuovo inno scritto in occasione dei 150anni e dell’anno giubilare di elevazione di San Giuseppe a patrono della Chiesa cattolica universale.

Domenica e lunedì alle celebrazioni di rito nella festa si sono alternate marce sinfoniche e spezzoni della tradizione bandistica quali la Traviata, la marcia trionfale dell’Aida e come un buon intenditore comanda a chiudere i festeggiamenti il Bolero di Ravel trasmessi in filodiffusione. Non sono mancate poi le iniziative online del comitato feste patronali. Tre giorni di contest per “Vivere la Stiddhra” giunto a causa delle limitazioni che non hanno permesso la fiera alla seconda edizione.

 

 

 

 

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