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È tempo di ritornare nella nostra casa in famiglia. La Pandemia è stato un tempo di isolamento e abbiamo toccato con mano la solitudine e il crescere della povertà”. Queste le parole di mons. Luigi Scardino, parroco della matrice di San Cesario di Lecce: “è stato il tempo di interiorità e di solidarietà”.

 

 

 

Anche se non è stato possibile vivere la Quaresima e i riti della Santa Pasqua come lo scorso anno, grazie alla possibilità della trasmissione di momenti di preghiera e delle sante messe in diretta dalla pagina facebook, non è mancato il legame con il Signore tanto da raggiungere le oltre 29mila visualizzazioni in due mesi e concluse con la messa del 24 maggio.

Nella prova, non è mancata la solidarietà. Sono emerse energie nuove sia spiritualmente,sia economiche. La Caritas Parrocchiale e il Gruppo del Volontariato Vincenziano non si sono sottratti alla sfida e hanno aiutato oltre 100 famiglie insieme a quelle che sono state da sempre sostenute. “Grazie a coloro che hanno consegnato un' offerta sia monetaria, per comprare tramite la Caritas i beni di prima necessità, sia in natura, che hanno portato sia in chiesa che alle sedi di aiuto i beni alimentari - ha detto Don Gino -. Grazie ai centri commerciali, agli esercenti alimentari e alle aziende agricole che hanno dimostrato una grandissima sensibilità”.

 

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Dal 18 maggio, dunque, l’apertura al popolo. Adottate le dovute precauzioni: posti sulle panche indicati dai cartelli; la chiesa è stata sottoposta ad una pulizia straordinaria; all’ingresso è stato disposto il dispenser igienizzante e individuato il portone centrale come ingresso e le porte laterali come uscite con l’apposita cartellonistica; non manca l’alternarsi di volontari per aiutare i più anziani al rispetto delle disposizioni e per sanificare la chiesa al termine di ogni celebrazione.

“È stato un vero e proprio evento storico: non si tratta - ha concluso il parroco - semplicemente della riapertura di un luogo sacro, delle nostre chiese che sono sempre rimaste aperte. Si tratta piuttosto di ritornare a manifestare il nostro essere comunità, il nostro essere famiglia. La nostra chiesa può accogliere da un minimo di 102 a un massimo 120 fedeli”.

 

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