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Lo scorso 3 agosto si è tenuta, presso la parrocchia San Giovanni Maria Vianney in Lecce, la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Fernando Filograna, vescovo della diocesi di Nardò-Gallipoli, in memoria del ritorno di mons. Benedetto Bisconti alla casa celeste.

 

 

Hanno concelebrato con lui, il parroco mons. Piero Quarta e il vicario parrocchiale don Aldo Marzo.

«Mi piace accostare la persona di Pietro, fortemente fiduciosa, anche se spesso dogmatica, nell'amore di Cristo con quella di don Benedetto», ha affermato più volte nel corso della sua omelia mons. Filograna ricordando con nostalgia il compianto don Benedetto. Come Pietro infatti fissava gli occhi di Cristo mentre camminava sull'acqua (Mt 14,22-36), così don Benedetto, nel corso della sua lunga e intensa esistenza, non ha mai distolto lo sguardo da Dio, proprio come aveva fatto, a sua volta, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo San Giovanni Maria Vianney.

Le tre figure poc'anzi citate, infatti, possono dunque essere giustapposte l'una all'altra in quanto evidenziano una particolare fede in Cristo, fiducia caratterizzata da una forte volontà di conformarsi al volere del Padre che è culminata in una totale dissoluzione e annichilimento delle loro persone in Cristo. Un altro elemento accomunante le tre forti personalità è stata la voglia di portare anime a Dio: Simone infatti, dopo aver seguito il Cristo, è divenuto «pescatore di uomini» e pietra angolare della Chiesa; il parroco di Ars-sur-Formans è considerato, già dopo poco tempo dalla sua consacrazione sacerdotale, paradigma di come dovrebbe essere un presbitero; don Benedetto, persona non conosciuta tanto quanto quella dei due santi appena citati, ha lasciato un vuoto incolmabile nella comunità parrocchiale. A tal proposito, ha sottolineato Filograna, nessuno dei parrocchiani potrà mai dimenticare facilmente le passeggiate pomeridiane di don Benedetto, i numerosi momenti passati insieme con la sua gatta, la sua presenza discreta ma costante nella comunità e il suo spirito di preghiera che gli permetteva di trascendere e affrontare con determinazione i numerosi problemi del mondo.

Come ogni santo, don Benedetto ha difatti seguito Cristo rinnegando se stesso e con la croce sulle spalle, ha affrontato momenti difficili durante la lunga sua permanenza sulla terra con forza e coraggio e ha dimostrato a tutti coloro che gli erano vicino, soprattutto negli ultimi momenti della sua vita, come il giuogo di Cristo, di cui si legge diverse volte in Matteo e in San Paolo, non sia un qualcosa di ideale e di accidentale, bensì di reale e di necessario per comprendere in toto il senso e il come vivere la vita a noi donataci.

È dunque doveroso lodare e glorificare Dio per gli operai che Egli manda a lavorare nella sua vigna, come ha fatto don Benedetto, e pregare che il santo curato d’Ars interceda per quest'ultimi perché diventino, proprio come Pietro, veri testimoni e annunciatori del Regno dei Cieli ricordando che, a differenza di quanto ci fa credere la società liberal liberista post-moderna, «La terra e quanto contiene non possono appagare un'anima immortale più di quanto un pizzico di farina, in bocca ad un affamato, possa saziarlo» (tratto dalle omelie di San Giovanni Maria Vianney).

 

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