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“Nel silenzio e nella preghiera possiamo ascoltare la voce sinfonica del creato, che ci esorta ad uscire dalle nostre chiusure autoreferenziali per riscoprirci avvolti dalla tenerezza del Padre e lieti nel condividere i doni ricevuti. In questo senso possiamo dire che il creato, rete della vita, luogo di incontro col Signore e tra di noi, è «il social di Dio» (Udienza a guide e scout d’Europa, 3 agosto 2019). Esso ci porta a elevare un canto di lode cosmica al Creatore, come insegna la Scrittura: «Benedite, creature tutte che germinate sulla terra, il Signore; lodatelo ed esaltatelo nei secoli» (Dn 3,76)”.

 

Nella continuazione di questo percorso in preparazione al già citato e annunciato incontro ecumenico che si terrà ad ottobre presso il Monastero delle Clarisse di Lecce, l’attenzione e l’invito alla riflessione da parte della comunità clariana leccese si concentra su un particolare aspetto del grande tema della custodia del creato cioè il decentramento da sé stessi. Ciò che afferma Papa Francesco nel brano sopra riportato del messaggio per la celebrazione della giornata mondiale di preghiera per la cura del creato è quanto mai attuale. Affermano infatti le sorelle povere di Santa Chiara: “In una società edonista, egocentrica, autarchica in cui si pone sempre più al centro l’uomo al posto di Dio, diventa sempre più urgente celebrare il tempo del creato. In tal senso, allora, risulta essenziale l’esperienza del Poverello d’Assisi il quale, spogliandosi di tutto, si è spogliato anche di se stesso e del desiderio sfrenato di porre al centro il suo ego, spadroneggiando sugli altri. Così quel giorno nell’Episcopio di Assisi diventò per lui e per tutta la famiglia francescana l’icona divina e umana della sana custodia dell’uomo scaturita dalla consapevolezza che soltanto il primato di Dio nella vita e nel mondo può portare l’armonia e la pace”.

E lo sguardo della comunità delle clarisse non può che rivolgersi agli attuali ‘peccati ambientali’ che tanto angustiano la vita umana e rendono incerti e dolorosi i giorni del vivere su questa terra: “Se ci pensiamo bene, l’aver posto al centro il proprio io e dunque il perseguimento sfrenato del guadagno economico e del potere ha paradossalmente offuscato quella stessa immagine che di se stesso l’uomo voleva costruirsi ed adorare. Ponendo al centro il profitto e una falsa e turpe immagine di se, il cittadino di oggi ha tolto spazio alla vita del creato che in fondo è per l’uomo. L’ambiente ormai sta pian piano perdendo di senso, sta smarrendo la sua poliedricità, la sua varietà. La sua biodiversità sta infatti ormai scomparendo”.

Quale dunque la soluzione? “Invitiamo ogni singolo cittadino, ogni singolo essere umano a contemplare in questi giorni la figura di San Francesco. Cos’è infatti il Cantico delle Creature se non il frutto maturo, l’espressione piena e manifesta dell’atto della spogliazione dell’Assisiate compiuto per se stesso davanti al vescovo di Assisi? La lode al Creatore per le sue creature del santo di Assisi è espressione del decentramento che Francesco fa del suo ego. Egli scopre, cioè, che non esiste soltanto lui ma la sua ricerca di senso può continuare soltanto in comunione con ogni essere vivente, dono di Dio da custodire, accogliere, a cui far spazio. La custodia del creato allora acquisisce ancora una volta una chiara dimensione antropologica e spirituale. E non è soltanto questa la dimensione da sottolineare ma è da prendere in considerazione il fatto che la custodia del creato è oggi questione ecumenica. Il 10 ottobre tutta la Chiesa di Lecce nel monastero di via Adriatica si spoglierà di sé, della propria centralità per accogliere gli altri fratelli e sorelle di diverse confessioni cristiane per unirsi nella preghiera e nella lode al Creatore di tutte le cose. Anche questa è spogliazione”.

Fa eco alle parole delle consorelle di Chiara d’Assisi, parte del messaggio sopracitato del pontefice Francesco in cui si legge: “Alla radice, abbiamo dimenticato chi siamo: creature a immagine di Dio (cfr Gen 1,27), chiamate ad abitare come fratelli e sorelle la stessa casa comune. Non siamo stati creati per essere individui che spadroneggiano, siamo stati pensati e voluti al centro di una rete della vita costituita da milioni di specie per noi amorevolmente congiunte dal nostro Creatore. È l’ora di riscoprire la nostra vocazione di figli di Dio, di fratelli tra noi, di custodi del creato. È tempo di pentirsi, convertirsi, di tornare alle radici: siamo le creature predilette di Dio, che nella sua bontà ci chiama ad amare la vita e a viverla in comunione, connessi con il creato”.

Questo dunque è l’invito delle sorelle clarisse di Lecce: “Uomo, donna, ritorna a te stesso, alla tua autentica vocazione che è quella di essere fratello e sorella nella minorità, non per diminuzione di importanza ma per poter accogliere tutto e tutti come dono e così vivere in Dio, unica fonte di ogni dono perfetto. Se ognuno di noi riuscirà a dire con la sua vita ciò che diceva il giovane venerabile Carlo Acutis: ‘Non io ma Dio. Non l’amor proprio ma la gloria di Dio’ allora ci sarà ancora speranza di vita rinnovata per tutti i fratelli e le sorelle e per questo nostro mondo così ferito a causa del peccato, anche ambientale”.

 

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