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Sono trascorsi 142 anni da quel lontano 1880, anno in cui le suore della Congregazione dell'Immacolata Concezione d'Ivrea furono invitate a iniziare un commino e a svolgere la loro attività didattica e di formazione cristiana dei bambini.

 

 

 

Un cammino iniziato a Lecce ma diffuso ormai in tutto il mondo, per uno zelo evangelico che diventa poi educativo, esistenziale e promozionale.

La solenne celebrazione di saluto e di ringraziamento di quanto svolto dalle suore, è stata presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia, hanno concelebrato con lui don Flavio De Pascali, don Vito Caputo, don Antonio Brunodon Attilio Mesagne, don Carlo Santoro. Ha animato la liturgia coordinata dal maestro delle celebrazioni episcopali mons. Giancarlo Polito, il coro diretto dal maestro Tonio Calabrese.  Presenti alla stessa anche il sindaco della città di Lecce, Carlo Maria Salvemini, l’assessore alla valorizzazione patrimonio culturale e pubblica istruzione Fabiana Cirillo, Suor Raffaella Giudici, superiora generale e Suor Angela Pignatelli, superiora dell’istituto sito in corso vittorio Emanuele II insieme a tutte le sorelle della comunità locale.

Fedeli al carisma della loro fondatrice, la Beata Madre Antonia Maria Verna, le suore si sono prodigate per quasi un secolo e mezzo a favore dei bambini di ogni ceto sociale, soprattutto i più deboli e più poveri, di ogni etnia, di ogni cultura, favorendo la loro integrazione sociale e delle loro famiglie nel territorio. 150 anni fa il marchese Giovanni Saraceno, leccese, che abitava a Napoli, voleva fondare un asilo nella sua città natale per le fasce più deboli della società. Un'idea del 1872, racchiusa in un testamento segreto.

Nella sua omelia, il presule ha esordito con un grande cenno di riferimento al passato, dove tutto è nato, dove da secoli troviamo la storia segnata da tante presenze di uomini e donne che amando Dio hanno scoperto di voler servire il prossimo o nell’iniziare a servire il prossimo hanno trovato la vera motivazione, il vero scopo religioso della propria esistenza. Opere concrete, prima ancora che tante realtà di tipo sociale, statale, trovassero una piena definizione e organizzazione, seguendo quella strada per dovere e responsabilità civile sociale hanno portato al bene comune. “In questo luogo - ha continuato - in una chiesa cattedrale dove le suore dell’Immacolata Concezione (o come tutti le chiamiamo semplicemente d’Ivrea), hanno trovato casa, ma soprattutto motivo di servizio e di testimonianza. La diocesi, la comunità ne ha tratto beneficio. Quanti alunni, quante famiglie che ancora oggi usufruiscono di queste realtà formative che hanno come obiettivo la formazione dell’uomo e del cittadino nell’esempio della fede e nella testimonianza di Dio”.

L’importante è operare bene oggi, - ha concluso il presule -, perché il bene è, come dicevano i latini, diffusivum sui, si diffonde come la bellezza che viene ammirata da tutti, così il bene che non solo si guarda ma si diffonde, diventa condivisione, assunzione di responsabilità.

Ci sono dei luoghi, come appunto la presenza delle suore d’Ivrea nell’Istituto Saraceno, che per tanti decenni hanno abitato quelle stanze e che oggi non possiamo mettere una pietra sul passato, ma stimolati dal bene che abbiamo visto, guardiamo avanti, affinché la speranza ci motivi sempre più nel proseguire sulle orme di coloro che ci hanno lasciato l’esempio del bene comune operativo, fattivo anche frutto di sacrifici.

 

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli

 

 

 

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