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Il trasferimento di competenze dalla gestione comunale a quella statale, stabilito dal comune di Lecce, ha determinato, dopo alterne vicende, rinvii e tentativi di prolungamento della relativa convenzione, la chiusura dell'asilo "Giovanni Saraceno" di Corso Vittorio Emanuele a Lecce.

 

 

 

Sebbene tale situazione non comporterà per i bambini un cambio di plesso scolastico, o l'interruzione di attività didattiche, il dato di fatto è che Lecce dice addio ad un pezzo della sua storia; torna nelle mani del comune lo storico immobile che dal 1880 è stato gestito dalle suore della Congregazione dell'Immacolata Concezione d'Ivrea, che ben 142 anni fa furono appositamente chiamate a svolgere la loro attività didattica e di iniziazione cristiana dei fanciulli.

Fedeli al carisma della loro fondatrice, la Beata Madre Antonia Maria Verna, le suore si sono prodigate per quasi un secolo e mezzo a favore dei bambini di ogni ceto sociale, soprattutto i più deboli e più poveri, di ogni etnia, di ogni cultura, favorendo la loro integrazione sociale e delle loro famiglie nel territorio. 150 anni fa il Marchese Giovanni Saraceno, leccese, che abitava a Napoli, voleva fondare un asilo nella sua città natale per le fasce più deboli della società. Un'idea del 1872, racchiusa in un testamento segreto.

Quando il testamento fu aperto alla sua morte, vi era già a Lecce l'istituzione, che fu peraltro rinvigorita da questo importante lascito e prese il suo nome. Quell'istituzione già nel 1865 proclamava l'identità della scuola che, si legge testualmente, aveva come "scopo primo, in totale gratuità, raccogliere i bambini appartenenti a famiglie povere, specialmente orfani, per essere custoditi e per sviluppare in essi i primi semi dell'educazione fisica, intellettuale e morale... Vi saranno ammessi anche i bambini di famiglie agiate, ma con il pagamento di una retta".

Ebbene, nel 1880, quando la Congregazione delle suore fu chiamata ed incaricata della gestione, la scuola ricomprendeva ben 580 alunni!

La totale gratuità per le fasce più povere veniva vissuta come "il riflesso della gratuità dell'amore di Dio, che deve trasparire non solo nel non chiedere a chi non ha, ma nell'amicizia, nelle relazioni, caratterizzandone i comportamenti":

un esempio di straordinaria carità, competenza, lungimirante solidarietà sociale.

In un recente passato, il 30 marzo 2010, la Gazzetta del Mezzogiorno evidenziava che il “Saraceno” “era il luogo del nostro territorio con il maggior numero di etnie”.

Oltre 11 anni fa fu proclamata beata la Madre fondatrice Antonia Maria Verna e proprio in quell'Istituto Saraceno di Corso Vittorio Emanuele avvenne un miracolo il 17 gennaio 1949: una guarigione prodigiosa, e diversamente inspiegabile, di una ferita che miracolosamente scomparve senza lasciare traccia alcuna, nella notte dell'apparizione in sogno, della beata alla giovane probanda che aveva subito un grave incidente. Quelle mura, quella stanza, quelle pareti, ove il miracolo avvenne, sono divenute sacre per i credenti e si attende che sia concretamente realizzato il progetto di abitarle in preghiera, viverle e valorizzarle nella fede. L'istituto è stato parte attiva della pastorale nel centro storico, una "sacrestia aperta", attiva nella catechesi, nelle opere parrocchiali a sostegno di ogni genere di povertà, ora più che mai esigenza improcrastinabile, nell'accoglienza degli immigrati, nell'educazione in senso autentico: l'assessorato comunale, rappresentato da Carmen Tessitore, prescelse questa scuola, per i suoi meriti, come modello di riferimento contro ogni forma di razzismo: argomenti ed attività di un attualità incontestabile.

 

 

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Rammarico e dispiacere sono stati certamente espressi da Suor Angela, che ha diretto l'Istituto negli ultimi 42 anni;  ma da lei sono stati anche ricordati i carismi dell'istituzione da lei presieduta: "la passione educativa nonostante le nostre fragilità" lei dice, con quella sensibilità e composta mansuetudine che caratterizza le migliori educatrici, con quella fede che si nutre soprattutto nelle difficoltà, con quella accettazione di ogni volontà del Signore, anche quella che appare una difficile prova, con quella serenità che diventa modello di comportamento efficace e  contagioso, proprio perché schivo e lontano da ogni apparire.

Ed a questa limpida sorgente, quella di Suor Angela e delle sue consorelle, che occorre attingere, per placare ogni sete di contrappunto e di contestazione; ed è un umile genitore credente che parla, uno tra coloro che già vent'anni fa riuscirono a rinviare questo momento di addio, un padre, tra i tanti, che ha avuto modo di emozionarsi nell'ammirare l'impegno e la dedizione e la creatività costante delle amate sorelle e di cui  oggi se ne ammira la mansuetudine, la fiducia, la serena accettazione di ogni situazione, quel passo indietro per amore di verità che rimane tra gli insegnamenti più belli della gloriosa Congregazione.

Domenica 3 luglio alle 19, nella chiesa cattedrale di Lecce per ringraziare le Suore d’Ivrea al termine della loro secolare feconda presenza nell’asilo “G. Saraceno” e per volgerle loro un caloroso saluto comunitario prima della partenza, l’arcivescovo Michele Seccia, presiederà una solenne eucarestia.

 

Photogallery di Arturo Caprioli

 

 

 

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