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“La parola che vi offro oggi da 'succhiare' è una parola dolce come il miele" - spiega il cardinale Cantalamessa nell'ultima delle sue riflessioni.

"Sono contento di terminare con essa perché così continuerà, spero, a risuonare dentro di voi per lungo tempo. Gesù la rivolse ai discepoli al momento di congedarsi da loro, ma, come ogni parola di Cristo, essa è destinata a ogni suo discepolo, di ogni tempo: 'Voi siete miei amici.. Non vi chiamo più servi..., ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho/atto conoscere a voi' (Gv 15, 14). 'Voi siete miei amici!'. Voglio farvi, a questo proposito, una piccola confidenza. In un incontro di preghiera di tanti anni fa, una donna aprì la Bibbia e lesse il brano del Vangelo di Giovanni dove si trova quella parola. Io l'avevo ascoltata chissà quante volte, ma in quel momento la parola amici 'esplose' (non trovo termine più adatto di questo) dentro di me. Succede con le parole della Scrittura, e soltanto con esse. Ed è sempre la stessa persona ad accendere la miccia: lo Spirito Santo. Cominciai a ripetere dentro di me: amico?! Gesù di Nazareth, il mio Signore, l'Onnipotente, colui che è morto per me, mi ha chiamato amico, e lui non dice mai parole vuote... Dunque, sono davvero per lui un amico, una persona cara! Tornando al mio convento dall'incontro, mi pareva che con quella certezza si poteva volare sui tetti della città, come si vede in certe pitture di Chagall. Volesse il cielo che quella parola "amico" esplodesse anche dentro di te che ascolti e illuminasse tutta la tua vita! Buona Quaresima e, fin d'ora, Buona Pasqua!'. 

 

 

 

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