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Giovedì scorso l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano ‘don Tonino Bello’ ha inaugurato la cappella nella nuova sede, per consentire agli studenti momenti di preghiera e di riflessione.

 

 

 

Tanto desiderata da tutti, anche se ancora in fase di completamento, questa attesa è divenuta reale proprio in un giorno molto particolare e significativo per la comunità accademica, il giorno in cui Papa Francesco ha proclamato Venerabile il faro, la guida che illumina il cammino degli studenti dell’Istituto verso la più profonda conoscenza della fede: don Tonino Bello.

E in questa occasione di preghiera e di incontro Padre Saverio Zampa e Padre Antonio D’Amore, religiosi dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (Omi), cappellani universitari, hanno proposto un momento di preghiera, accompagnati dalle musiche del chitarrista Manuel Ragolia, studente del terzo anno, con letture dedicate alla invocazione della sapienza per il percorso di studi che è anche un percorso di vita. I cappellani hanno invitato la comunità studentesca ad una presenza costante nella cappella, sottolineando quanto la collettività sia importante seme per far germogliare una vita unitaria.

Le parole introduttive all’incontro del direttore don Antonio Bergamo, che hanno sottolineato l’importanza e la speranza che l’Istituto possa divenire un vero e proprio campus dove vivere pienamente la formazione da studenti di scienze religiose, fanno da sfondo alla Lettera ai giovani di don Tonino, ancora oggi attuale e viva:

“Vivete la vita che state vivendo con una forte passione!”

Ricordo i miei anni del ginnasio: un mare di dubbi.

Dubitavo perfino della mia capacità di affrontare la vita. Che età difficile! Hai paura di non essere accettato dagli altri, dubiti del tuo charme, della tua capacità d’impatto con gli altri e non ti fai avanti. E poi problemi di crescita, problemi di cuore…

Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete… cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri.

Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima.

Mordete la vita!

Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi.

Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori.

Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza.

Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi.

Coltivate le amicizie, incontrate la gente.

Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.

Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente.

Il mondo ha bisogno di giovani critici.

Vedete! Gesù Cristo ha disarmato per sempre gli eserciti quando ha detto: “rimetti la spada nel fodero, perché chi di spada ferisce, di spada perisce”. Ma noi cristiani non siamo stati capaci di fare entrare nelle coscienze questo insegnamento di Gesù.

Diventate voi la coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani “autentici” che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani “autentici sovversivi” come San Francesco d’Assisi che ai soldati schierati per le crociate sconsigliava di partire.

Il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente.

E verranno i tempi in cui non ci saranno più né spade e né lance, né tornado e né aviogetti, né missili e né missili-antimissili. Verranno questi tempi. E non saremo più allucinati da questi spettacoli di morte!

Non so se li ricordate, se li avete letti in qualche vostra antologia quei versi di Neruda in cui egli si chiede cosa sia la vita. Tunnel oscuro -dice- tra due vaghe chiarità o nastro d’argento su due abissi d’oscurità?

Quando ero parroco li citai durante una messa con i giovani. Poi chiesi: perché la vita non può essere un nastro d’argento tra due vaghe chiarità, tra due splendori?

Non potrebbe essere così la vostra vita?

Vi auguro davvero che voi la vita possiate interpretarla in questo modo bellissimo.

 

*studentessa III anno Issrm

 

 

 

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