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Si è vissuto lunedì scorso un clima di intensa partecipazione e di evidente emozione in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2021/2022 dell’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano (Issrm) “don Tonino Bello” di Lecce, presso l’Istituto Marcelline.

 

 

 

Il moderatore dell’Issrm, l’arcivescovo Michele Seccia ha rivolto il suo messaggio di saluto e di augurio richiamando l’importanza della formazione teologica dei laici per il nostro territorio e il ruolo strategico dell’Istituto per tutte le Chiese della metropolia.

Nella sua relazione introduttiva il direttore Antonio Bergamo ha precisato: “Il tempo che viviamo ha bisogno, come più volte ci ha ricordato Papa Francesco nel suo magistero, di visione e decisione. Sant’Agostino nell’undicesimo libro delle Confessioni, riflettendo sulla temporalità, ci lascia intuire che non ci può essere visione senza memoria e non può esserci decisione senza l’apertura dell’attesa e quindi dell’ascolto e della conoscenza profonda al di là dello stereotipo. Memoria, dunque, visione e attesa. Le tre parole chiave che fanno da sfondo a questo mio intervento. [...] Con umiltà, impegno e gioioso servizio vorremmo che il passato, il presente e il futuro di questa comunità accademica si possano raccordare attorno alla sua identità e alla sua missione, quella di formare donne e uomini animati da una visione cristiana del mondo, esprimendo una cultura della prossimità all’altezza dell’epoca complessa che viviamo, e sviluppando secondo la logica del lievito evangelico un umanesimo e una etica del dono e della reciprocità”.

E perfettamente in linea, l’intervento di mons. Giuseppe Satriano dal titolo “Sinodalità: una strada da esplorare da vivere” ha avuto tre parole chiave: ascolto, dialogo, discernimento. Uno stile autenticamente sinodale riguarda tutta la vita sociale ed ecclesiale è inscritto nell’unità del genere umano snodandosi a partire da esse. Sullo sfondo, della prolusione, il brano neotestamentario dell’incontro tra Pietro e Cornelio. L’ascolto è una dimensione imprescindibile nella postura del credente. Il dialogo non è negoziazione ma attraversare lo spazio aperto nell’incontro con l’altro. il discernimento implica l’irrompere dello Spirito nello sguardo sulla realtà. Saper stare dentro la nostra storia significa abitarla nella sua concretezza.  “Prima la storia, poi l’elaborazione” ha rimarcato mons. Satriano, prospettando attraverso incisivi e pregnanti affondi esperienziali, come nel vissuto di ciascuno abiti la logica dell’incarnazione del Verbo che accompagna i passi degli esseri umani nella maturazione del nuovo. In questo senso egli ha richiamato il magistero di papa Francesco, lasciando intravedere la linea di continuità con i predecessori, nel solco di quel cammino di crescita permesso da Dio alla vita ecclesiale. L’invito conclusivo è stato rivolto a ripartire dall’incontro con Dio nel vissuto concreto non “contro” ma “dentro” la cultura contemporanea, per un cristianesimo generativo che susciti un’alba di speranza.

Foto di Giorgio Montanaro

 

 

 

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