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Manca un mese alla scadenza delle iscrizioni ai percorsi di studio teologici dell’Istituto superiore di scienze religiose “don Tonino Bello” di Lecce (LEGGI) e Portalecce propone oggi l’intervista-testimonianza di Maria Annunziata Fersini, un’ex alunna che qui racconta la sua esperienza di studio e di formazione teologica presso l’Istituzione metropolitana leccese.

 

 

 

Dott.ssa Fersini, dalla musica allo studio della teologia, un percorso mosso dalla passione per il bello e per il bene. Potresti descrivere il tuo percorso?

Descrivere il percorso che mi ha portato fino a qui richiede da parte mia, oggi, come un respiro profondo. Comincerei col dire, che, se per un attimo pensassimo alla storia di ogni uomo e di ogni donna come un racconto da leggere, un diario su cui appuntare date importanti, o come un semplice libro da sfogliare, ci renderemmo subito conto che non tutte le pagine possono essere intrise di emozioni allo stesso modo. Ebbene, sfogliando le pagine del libro della mia vita e soffermandomi su una data in particolare, ecco che si comprende la ragione profonda della decisione di intraprendere gli studi di teologia presso l’Istituto di scienze religiose “Giovanni Paolo II” di Otranto conseguendo il Diploma in scienze religiose poi proseguiti nell’acquisizione sia della Laurea triennale (baccalaureato), nonchè di quella magistrale con specializzazione pedagogico-didattica presso l’Istituto superiore di scienze religiose “Don Tonino Bello” di Lecce con due tesi: la prima dal titolo “Cantate inni a Dio, cantate inni (Sal 47,7) - La musica, eco della Parola di Dio” e la seconda dal titolo “Quando la musica diventa Teologia - La Passione secondo Matteo nell’opera di Johann Sebastian Bach (1685 – 1750)”; entrambe coniugano la teologia con la musica sacra”.

 

Come nasce la tua passione per la musica? E per quella sacra in particolare?

Era l’8 dicembre 1996 quando, ancora ragazzina, accompagnata dalla felice memoria di mio padre, per decenni organista dell’antica cattedrale di Castro ebbi la possibilità di accompagnare all’organo il nostro coro parrocchiale nella solennità dell’Immacolata Concezione. Fu la prima esperienza di incontro con la musica intesa come via per arrivare a Dio, e sin da quel primo momento avvertii la sensazione, una sensazione forte e chiara, che quella sarebbe divenuta la mia “missione”. Le sensazioni e le emozioni vissute, mi rendevano libera; libera di superare lo spazio e il tempo e cantare e render lode a quel Dio che avevo conosciuto fino a quel momento solo nelle preghiere in famiglia, o durante l’ora di religione, o al catechismo. Gli studi d’organo accompagnarono la mia adolescenza, ma “quel di più” che mi dava il servizio come organista nella mia comunità parrocchiale “urlava” dentro di me il bisogno di essere coltivato e approfondito. Di qui la scelta di intraprendere un percorso di studi teologici e, finalmente l’apertura verso nuovi orizzonti. Compresi che, aldilà della composizione di uno spartito c’era ben altro: quelle note musicali non erano più fini a se stesse, ma nascondevano un linguaggio che aspettava solo di esser decifrato; non si potevano altrimenti spiegare le mie continue domande.

 

Come si è sviluppato il percorso di studi in scienze religiose?

Il percorso intrapreso si è rivelato subito entusiasmante e giorno dopo giorno, mi si è cucito addosso come un abito che aveva sempre bisogno di essere modellato e migliorato. Non sono certo mancate scuciture di tanto in tanto, ma la passione e la ferrea volontà di proseguire in questo percorso ne hanno sempre avuto la meglio consentendomi di tessere di anno in anno una trama indistruttibile. Descriverei il mio percorso come una delle belle e celebri fughe bachiane! «Un pensiero, che rincorrendo da voce a voce, via si sublima e s’innalza fino a Dio, e si appaga. È un pensiero che a poco a poco diviene sentimento: sentimento dell’infinito e dell’eterno. È un pensiero che si fa verbo; e un verbo che si fa carne; e una carne che, smaterializzandosi, si fa spirito». Anzi! Più che di un percorso, a dir la verità, parlerei di un incontro: un incontro tra bellezza e bontà, tra finito ed infinito, che si accende, si infiamma e brilla, nell’uguaglianza e nella diversità attraverso la gioia della contemplazione inducendo a volgere costantemente lo sguardo a Lui. Un tentativo, insomma, per l’uomo di avvicinarsi a Dio e comprendere come l’immenso canto d’amore della terra sia immagine del canto celeste, opera delle mani dello stesso Compositore.

 

A che punto è oggi il tuo progetto professionale?

Sono docente di religione cattolica nella scuola secondaria di primo grado, in due istituti dell’arcidiocesi di Otranto; all’attività di docenza unisco il servizio di organista nella parrocchia “Maria SS. Annunziata” di Castro, approfondendo lo studio di ricerca per la musica sacra. Questo continuo processo di approfondimento è attualmente esplicato dal punto di vista professionale nella frequenza al corso di Laurea magistrale (licenza) con specializzazione in Pastorale della bellezza che sono in procinto di completare presso l’Istituto di Lecce sia, attraverso altre forme di apprendimento quali ad esempio il corso di musica liturgica organizzato dall’Ufficio liturgico nazionale della Cei erogato in modalità e-learning, per il quale ho conseguito l’attestato del primo anno di corso sui tre complessivi. Non posso certo dire di essere “arrivata” al culmine del mio progetto professionale in quanto cosciente di avere davanti ancora un mondo pieno di Bellezza da scoprire! Posso confidare di essere “in continua trasformazione”, come un piccolo bruco in uno degli stadi che precedono la trasformazione in farfalla pronta per spiccare il volo verso quella meta che è proprio lì, in alto!

 

 

In cosa la tua formazione è stata innovativa secondo te?

L’intero percorso di studi mi ha fornito una preparazione e una formazione tale da poter consentire di pormi nei confronti dei “miei ragazzi” come una sorta di strumento “compensativo” nella loro ricerca personale in relazione al mondo e con Dio. Se, in un primo momento gli studi teologici hanno gettato le solide basi al fine di sviluppare al meglio le competenze proprie del percorso intrapreso, il successivo corso di specializzazione in Pastorale della bellezza ha aperto un’ulteriore possibilità di crescita che definirei come uno straordinario “annuncio di novità”: mi ha donato la possibilità di riappropriarmi di quei “WOW” così frequenti quando ero ancora una bambina, e di ri- osservare e ri-gustare il mondo con occhi nuovi, “capaci”, e ancora più traboccanti di bellezza! Puntare su percorsi innovativi, direi anche “inaspettati” che coniugano l’arte con i contenuti teologici attraverso anche l’insegnamento non fa altro che regalare ai nostri ragazzi incontri di Bellezza autentica, inaspettata e mai scontata! Ecco allora, che se oggi mi fosse consegnata tra le mani una tavolozza bianca, intingerei il pennello in tre colori per dipingere questa ulteriore tappa del mio cammino di studi: giallo, bianco e blu! Giallo come la gioia raccontata nei volti dei tanti docenti e amici incontrati; bianco come l’abbagliante e inaspettato incontro con Lui attraverso la bellezza dell’arte; blu come il cielo infinito ed immenso, eco della presenza di un Dio straordinariamente bello, anzi bellissimo! Un cammino meraviglioso fatto di sguardi, di sorrisi e di fede! Il nostro istituto è così: una volta dentro è veramente difficile andar via. Sappiate che non lo è solo per noi che ci siamo stati; lo è ancor più per chi non ci è ancora entrato. Zaino in spalla e… camminare.

 

 

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