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“Se tu conoscessi il dono di Dio…”: è stata una significativa espressione evangelica utilizzata dall’arcivescovo mons. Michele Seccia, per sottolineare la sublimità e l’importanza del valore del vangelo e della testimonianza dei martiri che continuano a proclamare la fede cristiana cantando nei secoli la gioia dell’amore e della vita. Pure nella nostra società, a volte distratta rispetto ai grandi valori dell’amore e della vita.

“La vostra numerosa presenza in questa cattedrale, dopo quasi due millenni dalla vita terrena dei Santi Oronzo, Fortunato e Giusto, rivela chiaramente un intenso e vivo legame con loro, in quanto ne cogliete la loro significativa attualità”, ha precisato, appunto nell’omelia della messa, alla quale hanno partecipato i cardinali Salvatore de Giorgi ed Ernest Simoni e il vescovo Cristoforo Palmieri.

La festosa celebrazione ha offerto la possibilità di presentare i patroni come figure e riferimenti fondamentali, per riflettere comunitariamente sul passato, esaminare il presente e prospettare alcuni obiettivi del futuro.

Un momento di verifica individuale e diocesana e di riscoperta del valore del martirio, che come ha sottolineato l’arcivescovo metropolita, continua a essere molto attuale.

Del resto, i dati statistici continuano a riportare cifre drammatiche: basti ricordare i perseguitati dai regimi totalitari degli ultimi decenni e le vittime delle persecuzioni nelle diverse parti del mondo, tanto che ben 286 martiri sono stati riconosciuti ufficialmente santi da Papa Giovanni Paolo II e che il XX secolo è stato qualificato come il secolo dei martiri.

Si tratta, allora, di riconoscere e riappropriarsi delle radici cristiane, con i valori che le incarnano nell’eroica vicenda dei Patroni e nel nostro impegno quotidiano, cogliendo l’attualità nel “sangue dei martiri che scorre oggi nel mondo” e che esprime l’autentico significato dell’annuale festa.

Quest’anno resa ancor più coinvolgente per la presenza dei due porporati, impegnati alla fedeltà assoluta a Cristo, come attestato dall’apprezzato servizio alla Chiesa del card. De Giorgi e dall’eroica sofferenza del cardinale albanese Simoni.

“Comprendiamo quanto Lecce e tante altre comunità, nel nome dei santi patroni, rivivono la significativa tradizione come vera realtà popolare: è la fede di un popolo, dei semplici che si affidano e si fidano di Dio non solo per chiedere grazie, com’è avvenuto per tanti secoli, ma pure per interrogarsi su come accogliere la Parola di Dio che ha reso preziosa la loro testimonianza dei santi”, ha sostenuto mons. Seccia.

Risultano, pertanto, essenziali la comunione ecclesiale e il conseguente impegno della testimonianza nella vita quotidiana, soprattutto nella famiglia e nella società. Nel segno della “gioia, frutto della fede”.

 

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