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All'insegna del dono del martirio e dell'invocazione della virtù della speranza il primo giorno delle celebrazioni liturgiche in onore dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato, patroni della città e della diocesi di Lecce.

 

La presenza del card. Ernest Simoni ha offerto all'arcivescovo Michele Seccia la possibilità di dimostrare che la persecuzione e il martirio non sono realtà terminate con le stragi di Nerone. “Ancora oggi – ha più volte ribadito sia nell'omelia in cattedrale e ancor di più durante il Messaggio pronunciato sul sagrato del duomo al rientro della processione – esistono i martiri, i perseguitati. Ancora oggi esiste il coraggio, e il card. Simoni ne è un esempio vivente, di cristiani pronti a dare la vita per il vangelo”.

Il bagno di folla durante la processione cui, alla soglia dei 91 anni ha preso parte anche Simoni, al di là degli aspetti legati alla tradizione ha ancora concesso a tutti l'occasione di dare onore ai santi patroni che restano il fondamento del cristianesimo a Lecce.

Folla anche in Piazza Duomo. I presenti - autorità, associazioni e fedeli - in religioso silenzio hanno ascoltato il Messaggio di Seccia. L'obiettivo del pastore nel suo discorso non era tanto quello di denunciare i mali che pure esistono e dai quali Sant'Oronzo protegge da sempre la comunità – non è stata casuale la citazione di un verso poetico di don Franco Lupo: mmoscia jenti e caccia jettature – ma soprattutto di aprire i cuori alla speranza. Come dire: guai a ripiegarsi nei problemi, occorre guardare avanti con fiducia senza mai dimenticare i poveri.

“Il messaggio dell'arcivescovo – ha sottolineato mons. Luigi Manca, vicario episcopale delegato ad omnia -  è stato un forte ed accorato appello a guardare al presente e al futuro della Chiesa e della società salentina attingendo linfa alla fede nata dal martirio dei nostri santi patroni. Il martirio è una componente che accompagna la Chiesa di ieri e di oggi e lungi dall'indebolirla la rende ancor più viva. La moneta da investire a da spendere è la 'speranza'. E questo dobbiamo farlo tutti, uomini e donne nella Chiesa e nella società civile”.

 

Le foto sono di Paolo Andriani.

 

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