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Intenso il pensiero omiletico dell’arcivescovo Michele Seccia ieri sera in cattedrale durante l’Azione liturgica del Venerdì Santo al termine della proclamazione del vangelo della passione secondo Giovanni.

 

 

Alla celebrazione, insieme con l’arcivescovo hanno preso parte don Vito Caputo, vicario episcopale per gli affari generali e parroco della cattedrale, ieri sera anche in veste di cerimoniere come nella Messa in coena Domini, i vicari episcopali, mons. Antonio Montinaro e mons. Nicola Macculidon Biagio Miranda, rettore della chiesa del Carmine e don Andrea Gelardo, segretario dell’arcivescovo. I seminaristi della diocesi hanno prestato il servizio liturgico.

“Contempliamo la croce - ha detto l’arcivescovo -, così come ieri abbiamo adorato l’Eucarestia. Guardiamo ad essa come la fonte unica della nostra salvezza e davanti a quello che non è un portafortuna ma un segno mirabile dell’amore di Dio, chiniamo il capo e facciamo silenzio. Ricordiamoci che del mistero pasquale di Cristo, grazie al Battesimo, anche noi siamo partecipi: rinati dall'acqua e dallo Spirito, grazie a questa croce siamo stati redenti e aneliamo al paradiso con speranza e con fede”.

“Adoriamo, dunque, la croce di Cristo. Facciamolo - ha concluso Seccia - con il cuore proiettato alla speranza. Alla speranza che non delude - Spes non confudit - e, in attesa della risurrezione fiduciosi nella misericordia di Dio, prepariamo già su questa terra il nostro posto nel Regno dei cieli”.

 

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.

 

 

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