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Una celebrazione familiare e solenne allo stesso tempo per fare festa per un sacerdote che ha tagliato il nastro dei 25 anni dal giorno dell’ordinazione presbiterale.

 

 

Ieri sera, infatti, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Porta in Lecce, l’arcivescovo Michele Seccia ha presieduto la solenne eucarestia giubilare per celebrare nella lode e nel ringraziamento il XXV di don Giovanni Serio, avvenuta a San Pietro Vernotico il 7 ottobre 1998. Il ministro provinciale dei Frati minori, Fra Paolo Quaranta, il vicario generale mons. Luigi Manca e oltre una ventina di sacerdoti della diocesi e alcuni compagni di corso hanno concelebrato e hanno fatto corona al festeggiato.

Nell’omelia l’arcivescovo ha invitato don Giovanni a fare un bilancio del suo ministero: “La vigna del Signore siamo noi - ha detto riprendendo la Parola di Dio proposta dalla liturgia della domenica - e in questa vigna, stasera un posto speciale ce l’ha il caro don Giovanni anche per la responsabilità ministeriale che egli ha avuto in questi primi 25 anni di sacerdozio. Le esperienze nelle parrocchie prima da viceparroco e poi da primo parroco di San Filippo Smaldone qui a Lecce quando ancora non esisteva ancora la chiesa (per un grande atto di fiducia del compianto arcivescovo Ruppi) e oggi, in questa comunità di Santa Maria della Porta”.

“La responsabilità della comunione - ha ribadito Seccia - non solo nella comunità presbiterale diocesana di cui egli e membro e parte attiva ma anche tra di voi fedeli. La comunione è la vita della Chiesa. Dunque, nel fare il bilancio nel giubileo sacerdotale abbi cura di esaminarti – ha detto rivolgendosi a don Giovanni – su come in questa vigna tu sei stato testimone e ministro di comunione”.

“Ti ringrazio - ha aggiunto l’arcivescovo - per il tuo impegno nella pastorale familiare (don Giovanni è direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale della famiglia e della vita, ndr). Ho avuto modo di toccare con mano quanto lavoro svolgi accanto e con i laici per far sì che le famiglie cristiane siano ispirate all’amore trinitario e all’amore di Cristo per la sua sposa, la sua vigna, la Chiesa”.

“Infine - ha concluso rivolgendosi ai presenti -, affido a tutti voi il ministero di don Giovanni. Tornando a casa, stasera, ringraziate il Signore per il suo entusiasmo missionario e pregate affinché egli possa continuare a vivere fino in fondo la fedeltà a Cristo Sacerdote e al ministero che la Chiesa gli ha affidato”.

Il Magnificat finale di don Giovanni con l’affidamento del suo sacerdozio alla Madonna del Rosario di cui ieri ricorreva la festa, ha concluso la festosa celebrazione.

 

 

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