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“Eccellenza reverendissima, carissimo don Donato, avrei voluto essere oggi fisicamente presente per celebrare con te i divini misteri in occasione del 50° anniversario della tua ordinazione sacerdotale”.

 

 

 

Inizia così il messaggio augurale dell’arcivescovo Michele Seccia, impossibilitato ad essere presente nella cattedrale di Otranto alla solenne concelebrazione eucaristica nel Giubileo sacerdotale dell’arcivescovo Donato Negro, che fu ordinato presbitero il 15 luglio 1972 nella chiesa madre di San Cesario di Lecce dal vescovo Francesco Minerva.

“Ricordo sempre con gioia - prosegue Seccia nella lettera - il legame che ci ha unito fin dagli anni della formazione, quando tu mi sei stato vicino nel corso del primo anno di liceo. Il mio animo è grato al Signore per te, diletto figlio di questa terra che mihi praeter omnis angulus ridet (Orazio, Ode, Il, 6, 13). Con te desidero elevare la mia preghiera per il tuo lungo e fecondo ministero, che ha disseminato tra tante generazioni di sacerdoti e anche tra noi vescovi, l’amore per il vangelo, la passione per il discernimento e perle di saggezza”.

“La tua esperienza di pastore sapiente e vigilante - sottolinea - ti ha suggerito di conservare la serenità nei momenti difficili, mentre nei tempi favorevoli non ti sei mai lasciato trascinare dal facile entusiasmo, secondo il detto oraziano: aequam memento rebus in arduis servare mentem, non secus in bonis ab insolenti temperatam laetitia (Orazio, Ode III, v. 1)”.

“Mi rallegra - continua l’arcivescovo metropolita di Lecce - il fatto che hai desiderato festeggiare il tuo giubileo sacerdotale con la messa di ordinazione di un nuovo sacerdote che oggi doni alla Chiesa di Dio che è in Otranto. In questo modo, hai voluto sottolineare che ciò che conta nella Chiesa non è la gloria personale, bensì il servizio ministeriale. Grazie tante per questa ulteriore testimonianza che rivela come mentre il tempus fugit et nos cum eo, i frutti del Signore rimangono in eterno. Lo scriveva molto bene un autore a me caro, Charles Peguy, quando denunciava che “l’amnesia dell’eterno è il male del nostro secolo” (Charles Péguy, Lui è qui, Milano, 1997, pag. 57)”.

“Per questo - conclude mons. Seccia -, con stima e affetto, ti porgo i miei più cari auguri e ti ringrazio perché invocando lo Spirito Santo partecipi all’edificazione della Chiesa di Cristo, giacché “la Chiesa è stata costruita dallo Spirito Santo” (Ambrogio De Spiritu Sancto II, 110)”.

 

 

 

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