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“Siete venuti qui per dare uno scossone; datelo!”. È il monito di Papa Francesco all’inizio del Sinodo. Ieri più che mai l’ho sentito mio perché mi sono trovata a parlare davanti a Papa Francesco e ai Padri sinodali, raccontando un po’ la mia storia e come sono arrivata lì.

“Raga, ho l’intervento davanti al Papa… pregate a palla!”. Così ho scritto nella chat che unisce la comunità al di là delle distanze. Sentivo essere un momento speciale, unico e che non capita tutti i giorni. Che emozione pazzesca! Non pensavo di agitarmi così tanto. Ho cominciato a tremare poco dopo aver appreso che mi sarei dovuta preparare per questo breve intervento. Ho raccontato di come avevo perso e poi ritrovato Dio, ho dato alcune statistiche che rappresentano il disagio dei giovani di oggi, e per concludere, ho condiviso alcune proposte concrete come risposta ai tanti mali contemporanei. Tra i tanti discorsi che si fanno al Sinodo, la mia testimonianza di vita e alcune proposte fatte hanno avuto una forte risonanza.

“I credenti siano artigiani di pace nell’invocazione a Dio e nell’azione per l’uomo! E noi, come Capi religiosi, siamo tenuti a essere solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace”.

Spesso mi sono interrogata sul potere delle religioni; sia per quanto riguarda le religioni monoteiste che per quelle pagane. Da qualche anno, per esempio, abito vicino ad uno stadio di calcio molto importante qui a Frosinone. Mi impressiona sempre vedere così tanta gente affollare di domenica le tribune per sostenere con il tifo la propria squadra del cuore. Mi stupisce il numero di persone ai concerti, la foga nel cantare a squarciagola canzoni di cantanti contemporanei… Anche queste sono correnti che legano molti giovani a persone di riferimento.

Mi sono chiesta allora cosa attira così tanti giovani e adulti in questi luoghi di aggregazione e da che cosa si sentono rappresentati. Nel mio caso, Papa Francesco è un punto di riferimento per chi cerca di ascoltare veramente quella voce discreta di Dio che parla nel quotidiano.

Altre religioni hanno un rappresentante in terra che le orienta, sostiene, guida e ammaestra.

Anche nelle grandi assemblee come la partita di calcio, un concerto, un programma televisivo o radiofonico ci sono persone che dovrebbero rappresentare qualcosa di noi. Partendo dalla mia esperienza, credo che ogni rappresentante di un ideale diventi in fondo il portavoce dei nostri desideri e ricerche; alle volte reale, spesso invece ideale….

Mi vien da dire che la grande posta in gioco oggigiorno è quella di dare voce in modo buono e bello alla moltitudine di persone che fraintendono la passione per qualcosa in una vera e propria religione a cui inconsapevolmente aderiscono.

È lì che poi, invece di sperimentare una gioia piena, magari alla fine dello spettacolo, rimani con un retrogusto: o la squadra per cui tifavi perde, o il calciatore sul quale hai sempre scommesso sbaglia un rigore; o il cantante che tanto adoravi canta quasi tutto il concerto in playback; o il conduttore televisivo in cui ti identifichi non è stato all’altezza…

Ho capito che per creare ponti è necessario chiarire dentro noi quale sia il “dio” per cui si spendono tante energie e ideali; tutto è lecito ma non tutto mi giova…

Un vero ponte unisce due realtà, ma è anche ciò che lega un punto di partenza con quello di arrivo; è ciò che ti fa oltrepassare ciò che ti limita nella continuazione del cammino. Quante qualità deve avere chi ha il compito di costruire ponti tra le religioni; tra tutte le religioni!

Ci sono delle qualità che contraddistinguono i veri ponti: umiltà, semplicità, farsi vicino e prossimo a tutti. La pace infine è la sfumatura che ti dice con chiarezza se la persona che stai seguendo è un vero ponte solido che ti aiuta a raggiungere una meta oppure, se alla prima intemperia, fa crollare ciò a cui tenevi di più.

 

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