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Parto dal dato normativo. Il dPCM 26/04/2020, all’art. 1 co. 1 lett. i) ripete quanto già stabilito dal dPCM del 10/04, e cioè che “l'apertura dei luoghi di culto è condizionata all'adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”.

 

 

Subito dopo aggiunge che “sono sospese le cerimonie civili e religiose”, e poi - questa è la novità rispetto al precedente dPCM - permette le “cerimonie funebri”, a condizione che vi partecipino solo i “congiunti”, che il numero di persone non sia superiore a 15, che vi sia l’uso di mascherine e la distanza fra i presenti.

L’incoerenza già presente nel dPCM di due settimane fa ora è accentuata: è consentito entrare in un luogo di culto e però, alle medesime condizioni di prevenzione, ai fedeli presenti in Chiesa è permesso di assistere a una santa messa solo se si celebra un funerale.

All’incoerenza si aggiunge l’ingerenza: quale potere ha il Governo di decidere quale tipo di messa è ammissibile e quale no? Dunque, non vi è solo la lesione del diritto alla libertà religiosa, di cui all’art. 19 Cost., ma l’altrettanto pesante lesione dell’art. 7 Cost., che richiama l’Accordo di revisione del Concordato, che a sua volta subordina a una intesa ogni intervento di autorità civile nella vita della Chiesa italiana.

L’incoerenza non è solo normativa: è logica. Che cosa impedisce che, come avviene per il gestore del supermercato, il parroco sia delegato ad accertare lo svolgimento della messa senza che si formino assembramenti? Ed è politica: per il Governo il rispetto della libertà religiosa non è una priorità, tanto che la possibilità di tornare a celebrare la messa è rimandata a un futuro non ben definito, mentre ci sono già scadenze fissate per la ripresa sicura, oltre che di varie attività lavorative, degli allenamenti delle squadre di calcio.

Dal Governo passo ai cattolici italiani. Il Papa lo ha detto più volte, e nel modo più chiaro: la nostra non è una fede “gnostica”, astratta, disincarnata. Non è sufficiente lo streaming, internet o la tv: Nostro Signore ha chiesto a Tommaso di mettere la mano nel suo costato, ha mangiato pesce coi discepoli, si faceva vedere, ascoltare e toccare come qualsiasi altro essere umano. Cristo non è un richiamo spiritualista, è una Persona: e la santa messa è il momento in cui il contatto con questa persona, preparato dalla liturgia, diventa fisico e carnale. Siamo capaci di dire ad alta voce che per noi questo è ben più importante del fitness e del parrucchiere?

 

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