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“Vengo come collaboratore della vostra gioia”. Sono le parole che mons. Michele Seccia ha rivolto alla comunità diocesana nel giorno in cui il Santo Padre lo inviava quale pastore della Chiesa di Lecce.

 

 

 

Adiutor gaudii vestri, non sono solo le parole del suo motto episcopale ma sono le parole che sempre egli hai ripetuto ogni qualvolta ha voluto parlare al cuore di noi cristiani.

Collaboratore della gioia quando ci ha inviato le sue lettere pastorali, collaboratore della gioia quando per i motivi più vari ha incontrato le nostre comunità parrocchiali, collaboratore della gioia di ciascuno di noi, presbiteri, laici, giovani, responsabili del vivere ecclesiale, responsabili del vivere civile, politico, imprenditoriale. Collaboratore della gioia, semplice ma necessaria, di tutti coloro, i più poveri, che ogni giorno bussano alla porta della sua casa, dove sempre c’è un pezzo di pane che viene partecipato, dove nessuno se ne va a mai mani vuote.

Scrivere poche righe sulla prossima Visita Pastorale che l’arcivescovo vivrà insieme con tutta la diocesi nei prossimi mesi e che oggi viene ufficialmente indetta con l’annuncio in tutte le comunità (LEGGI), non può prescindere da questa introduzione. Perché la Visita Pastorale è l’oggi, il tempo santo, “la pienezza del tempo” in cui il nostro pastore vuole vivere ed eserciterà la pienezza del suo ministero di vescovo, di nostro vescovo di Lecce.

È il tempo in cui il pastore entrerà e toccherà la carne viva e reale delle nostre comunità oggi spesso disorientate per il cambiamento di epoca che stiamo vivendo e che la pandemia ci ha fatto percepire in maniera più evidente. Non un tempo di eventi parrocchiali; non il tempo del palcoscenico ma il tempo ordinario della vita delle nostre parrocchie che viene ad essere accompagnata da una presenza che, al pari di quella di Gesù di Nazareth, si fa fratello, amico, padre, madre. Si fa discernimento, si fa incoraggiamento, si fa consolazione, si fa speranza.

In ciascuna delle nostre parrocchie sarà l’occasione per vivere concretamente la prima fase del Cammino sinodale, quella della narrazione, del racconto, della condivisione della storia e di quell’ oggi che, dopo la pandemia, sentiamo di non possedere appieno e che tante volte non riusciamo a leggere se non per porre tanti punti interrogativi.

Nel solco del cammino sinodale che la Chiesa Italiana sta vivendo e che, quest’ anno, ha come riferimento l’immagine evangelica della Casa di Betania intorno alla quale e nella quale Gesù ha incontrato gli uomini e le donne del villaggio, Marta, Maria…

Insieme con il nostro pastore cercheremo di cogliere le presenze e di ascoltare le voci dei tanti dei nostri “villaggi” che abitano le strade e le piazze, il territorio, i luoghi della vita delle nostre comunità. Potrebbe essere l’occasione per cominciare o riprendere a vivere il nostro essere Chiesa in uscita, iniziando dall’ascolto di quei fratelli, di quegli ambiti, porzioni del popolo di Dio, che tante volte, essendo fuori dal recinto della chiesa, rischiano di rimanere isolati e inascoltati.

L’arcivescovo potrà visitare “la nostra casa”, come quella di Betania. Incontrerà le tante Marta e le tante Maria che abitano il territorio parrocchiale. Si metterà in ascolto di tutti coloro, che, operatori della pastorale, consigli pastorali e degli affari economici, insieme con il parroco fanno sì che le nostre parrocchie siano luogo santo in cui il mistero della grazia viene ascoltato, celebrato, vissuto e dal quale il Vangelo viene annunciato. Ci conforterà nel riscoprire insieme che le nostre case, le nostre parrocchie, sono abitate della gioia che sola si vive là dove si abbonda nell’amore scambievole e verso tutti.

La Visita Pastorale sarà il tempo della grazia dalla quale soltanto può scaturire la fede. Nella celebrazione dell’Eucarestia non solo rinnoveremo come comunità parrocchiali la nostra fede ma invocheremo il dono dello Spirito Santo perché dalla grazia che accompagna la Santa Visita non solo veniamo confermati ma riprendiamo il nostro cammino di vita cristiana che ogni giorno trova il suo inizio nell’ascolto della Parola di Dio e si snoda nel percorrere insieme la strada come i discepoli di Emmaus che si ascoltano, si lasciano ascoltare, si mettono in ascolto del Maestro.

*vicario episcopale per la pastorale organica

 

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