Portalecce pubblica il testo integrale dell’indirizzo di saluto che l’arcivescovo Michele Seccia ha rivolto l’altra sera in cattedrale all’inizio della concelebrazione eucaristica presieduta dal card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi durante la quale ha consegnato alla diocesi il Decreto di Venerabilità del Servo di Dio Ugo De Blasi.
Questa sera, la nostra diocesi è onorata di accogliere dalle mani di vostra eminenza il Decreto di Venerabilità del Servo di Dio mons. Ugo De Blasi. Non è difficile riconoscere il segno della Provvidenza nel fatto che sia vostra eminenza ad aver firmato e a consegnarci personalmente questo decreto, visto che è tanto legato alla nostra arcidiocesi e che ha personalmente conosciuto don Ugo.
Pur nel freddo del rigido inverno, in questa cattedrale si percepisce l’aria della festa e il clima della gioia. Qui, su questo altare, don Ugo ha celebrato tante volte l’Eucaristia, ha spezzato per il popolo il pane della Parola, ha annunciato con sapiente dottrina ed eloquente semplicità il Vangelo di Cristo, facendosi tutto a tutti, senza tralasciare nessuno.
La sua spiritualità, incentrata sul mistero eucaristico e sulla pietà mariana, lo rendeva un uomo innamorato della sua Chiesa locale, per la quale ha speso tutta la sua esistenza, donandosi a servizio dei sacerdoti, dei giovani e del laicato cattolico, con particolare attenzione all’Azione cattolica.
Ringrazio per la loro presenza gli eccellentissimi vescovi qui concelebranti, alcuni dei quali hanno conosciuto personalmente don Ugo, apprezzandone le eroiche virtù, provate soprattutto nell’ultimo tratto della sua umana esistenza, quando si sentì forse incompreso, eppure così fedele fino in fondo alle promesse fatte nel giorno dell’ordinazione sacerdotale.
Infine, mi permetto di salutare le autorità e voi tutti, carissimi fedeli, perché avete voluto essere presenti a questo lieto evento, mostrando, con la vostra partecipazione, che il legame con don Ugo non si è per nulla estinto. In verità, ora inizia, per la nostra Chiesa locale, un nuovo percorso che, attraverso lo studio della testimonianza che ci ha lasciato don Ugo e la continua preghiera di intercessione che a lui dobbiamo rivolgere, ci deve condurre a seminare atti di santità, sulla scia di quanto questo sacerdote ci ha consegnato.
Mi commuove sempre pensare ai santi e alle sante della porta accanto, cioè - come ci ha ricordato Papa Francesco in Gaudete et exultate - agli “uomini e donne, bambini, giovani e adulti che vivono con gratuità la loro vita ordinaria”.
Don Ugo ha vissuto la sua vita sacerdotale rinunciando alla logica del mondo, che va nella direzione dell’affermazione di se stessi, della brama di potere, dell’occupazione dei posti, e ha scelto una direzione diversa, quella del Vangelo. Per questo, la strada da lui intrapresa poteva apparire come una sconfitta agli occhi del mondo, eppure, è proprio questa la prova che egli ha percorso il giusto cammino.
Il Signore lo chiamò a sé, mentre recitava il rosario dinanzi al quadro della Madonna del Rosario, posto nella basilica di cui fu parroco. Egli è morto con la corona del rosario in mano, ha terminato la sua esistenza facendo la morte dei semplici. Come sarebbe bello se, a partire da noi sacerdoti, si riscoprisse il senso profondo e pasquale di questa preghiera semplice.
In questa Eucaristia, eminenza, preghi per la nostra Chiesa locale, dica al Papa la nostra fedeltà al suo Magistero e ci ricordi che il cammino dei semplici è la via che ci conduce al Cielo. Amen!