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Quando il Pastore di una Chiesa muore improvvisamente, la comunità diocesana avverte un grande senso di smarrimento e quasi di abbandono; si prova un senso collettivo di orfanilità.

 

 

 

Questo è ciò che ha provato anche la Chiesa di Oria nel dicembre 1997, quando improvvisamente, per un infarto cardiaco, l’allora vescovo mons. Armando Franco concludeva il suo itinerario terreno. Ma dopo lo sgomento e il dolore, col nuovo anno che iniziava, prendevano avvio anche le attese e i desideri per il nuovo pastore che Dio avrebbe mandato. E cominciava anche l’incessante e continua preghiera perché il Signore inviasse un pastore secondo il Suo cuore (cfr. Ger 3, 15a), una guida che facesse sperimentare l’amore misericordioso di Dio per ogni fedele, quell’amore che è unguento per le ferite che ognuno porta in sé.

E il Padre non fece attendere a lungo il suo popolo di Oria: il 25 luglio 1998, festa dell’Apostolo San Giacomo, San Giovanni Paolo II nominava vescovo di Oria mons. Marcello Semeraro, del clero dell’arcidiocesi metropolitana di Lecce. Si comprese subito che Dio aveva ascoltato l’incessante preghiera del suo popolo: don Marcello si presentò come un pastore entusiasta, pieno di gioia, di scienza e di intelligenza (cfr. Ger 3, 15b) e di voglia di far percepire ai propri fedeli la misericordia di Dio.

Già la sua prima lettera pastorale, del 21 febbraio 1999, sul sacramento della Riconciliazione, parla di misericordia: “Nell’ora della mia misericordia”. La sua bonomia, il suo spiccato senso dell’humor insieme ad una profonda e radicata spiritualità, facevano percepire ad ognuno Dio come prossimo, come presente per ciascuno. Nello sguardo e nella parola di don Marcello ognuno si sentiva raggiunto nell’intimo dalla consolazione di Dio.

Nel primo anniversario della sua ordinazione episcopale, il 29 settembre 1999, pubblica la lettera pastorale per il Grande Giubileo del 2000: “Aprirò una strada per il mio popolo”, nella quale indica tre mete per la diocesi:

  1. il rilancio della pastorale familiare, perché essa rappresenta uno snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società, un reale crocevia della nuova evangelizzazione;
  2. la pastorale vocazionale, la cui principale missione sarà quella di predisporre occasioni e luoghi formativi idonei a sostenere e stimolare diversi itinerari vocazionali armonizzati tra loro;
  3. la formazione degli operatori pastorali, quale sforzo necessario per rendere efficace l’intera attività pastorale della Diocesi.

E perché queste mete potessero essere raggiunte inizia a visitare il suo popolo con la Visita pastorale, che raggiungerà solo le parrocchie di Sava, Manduria, Maruggio, Ceglie Messapica, Villa Castelli, prima del trasferimento alla sede di Albano nel 2004. La vicinanza del pastore suscita nuovo entusiasmo per il vangelo ed aiuta l’intera Chiesa di Oria a vivere la propria missionarietà attraverso il consolidamento della missione nella diocesi di Scutari in Albania, dove vengono inviati presbiteri fidei donum.

Quasi come profezia del ministero cui, recentemente, lo ha chiamato Papa Francesco (Prefetto della Congregazione delle cause dei santi) offre alla diocesi due lettere pastorali su altrettanti grandi santi: “Servi per Amore di Cristo” (12 marzo 2004), Lettera per il XIV Centenario della morte di San Gregorio Magno e “La doppia carità” (1 giugno 2004), Lettera su Sant’Annibale Maria di Francia.

La necessaria brevità del testo non mi consente di aggiungere altro, e ce ne sarebbe tanto, ma solo di fare una considerazione finale: il breve episcopato nella diocesi di Oria del card. Marcello Semeraro è stato una sorta di elettroshock pastorale che ha rivitalizzato il tessuto ecclesiale. Tutta la diocesi di Oria, laici, religiosi, sacerdoti e vescovo, si uniscono alla lieta ricorrenza del 50° anniversario di ordinazione sacerdotale del card. Marcello e, mentre gli augurano numerosi altri anni al servizio di Dio e della Chiesa, gli assicurano la preghiera e l’immutato affetto.

*Vescovo di Oria

 

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