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“Non c’è Trepuzzi senza don Antonio né don Antonio senza Trepuzzi”. È così che ieri mattina don Vincenzo Marinaci si è rivolto all’arcivescovo Michele Seccia.

 

 

 

 

L’arcivescovo di Lecce nella chiesa matrice di Trepuzzi ha presieduto la solenne concelebrazione nell’ottavo giorno della novena in preparazione alla festa di Maria SS. Assunta e durante la quale don Antonio Pellegrino ha ringraziato il Signore per il suo sacerdozio nel giorno del 70° anniversario della sua prima messa.

Oltre all’arciprete trepuzzino hanno fatto corona al festeggiato, oltre all’arciprete di Trepuzzi, don Emanuel Riezzo, don Francesco Morelli, Padre Francesco Pesimena, don Gianmarco Errico, don Alessandro Scevola, don Nicola Macculi e don Mimino Vetrugno.

 

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In un clima di grande familiarità, Seccia ha voluto evidenziare la quotidianità della fede che ha il suo pieno nascere e germogliarsi nella piccola chiesa domestica (la famiglia ndr): “Maria ci insegna il rapporto giornaliero con il Signore, un rapporto che vi auguro di poter vivere tra marito e moglie, tra genitori e figli, in quella che è la principale agenzia educativa. Vorrei lanciare a tutti una provocazione: nelle nostre case si prega insieme? Si recita il Rosario o almeno un’Ave Maria nelle famiglie di Trepuzzi?”.

 

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Per l’arcivescovo è prioritario mantenere salde le radici della fede, la quale è sorretta sì dalla grazia di Dio ma è soprattutto corroborata dal concime che l’uomo pone e per questo afferma: “se non accompagniamo e non nutriamo di preghiera ciò che noi facciamo anche queste manifestazioni di folklore che sono la prima forma di catechesi, rischiano di smarrirsi e di diventare riti straordinari e vuoti che non vengono però inculcati e tramandati alle nuove generazioni”.

La vita cristiana, quindi, diviene autentica solo se, come ci si pone in ascolto del Signore e così incarnare l’amore che Lui ha saputo testimoniare. Continua il vescovo: “riusciamo ad essere misericordiosi, ad amare di più e a perdonare di più? Non aspettiamo che siano gli altri a dover fare il primo passo ma se sentiamo di dover tendere una mano, di dover dare un abbraccio, facciamolo senza esitazione”.

 

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Pertanto l’uomo che prega, al dir del pastore della Chiesa di Lecce, deve riscoprirsi intercessore, come Maria ha saputo fare presso il Suo Figlio: “preghiamo la Madonna che ci faccia essere l’uno per l’altro segno della sua maternità, che chieda al Suo Figlio di tramutare l’acqua torbida della rassegnazione che spesso ci opprime, nel vino della gioia e di una vita che riscopre la fiducia anche in questo tempo di prova.”

 

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Prima della benedizione finale due momenti toccanti.

Il sindaco di Trepuzzi, Giuseppe Taurino ha rivolto parole di stima e affetto a don Antonio “esempio di dedizione al Vangelo e autentico testimone di carità che, spesso, nel suo lungo ministero è stato sprone anche per gli amministratori della cosa pubblica di attenzione da porre verso i poveri e i bisognosi, così come Maria ha saputo farsi prossima e servitrice di Elisabetta”.

È stata poi la volta di mons. Seccia che ha rivolto i suoi personali auguri al festeggiato: “caro don Antonio, 70 anni fa, il 6 agosto 1950 (Festa della Trasfigurazione ndr) anche tu sei salito al monte di Dio per lasciarti trasfigurare da Lui. Ben sappiamo, tutti, il cammino che hai dovuto compiere per arrivare a questo momento, sostenuto dalla preghiera e dalla presenza materna di Maria. Io, e tutta la diocesi da me rappresentata ti diciamo grazie per l’entusiasmo che ti contraddistingue, per il tuo essere esempio di dedizione per il popolo di Dio e per il presbiterio e ti auguriamo di conservare un cuore docile e pieno di vitalità per continuare a servire il Signore con gioia e amore”.

Un commosso don Antonio ha ringraziato tutti con un sorriso e tanta allegria mentre il canto dell’Ave Regina del Cielo e la foto ricordo hanno fatto calare il sipario su una mattinata intensa e dal sapore della lode.

 

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