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In prossimità della 56a Giornata  Mondiale di preghiera per le vocazioni, dal tema Come se vedessero l’invisibile, che si celebrerà domani 12 maggio, quarta domenica di Pasqua e detta “del buon Pastore”,  il MonasteroInvisibile, il SeminarioArcivescovile ed il CentroDiocesanoVocazioni di Lecce hanno organizzato una solenne adorazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia, presso la parrocchia cittadina di San Sabino, alla presenza di don Carlo Santoro, parroco della comunità, di don Tony Bergamo, rettore del seminario diocesano, e di don Matteo Quarta, vice rettore.

Nella veglia di preghiera si è sottolineata l’importanza della sequela di Gesù quale sua imitazione, che implica la missione all’evangelizzazione e lo stile di vita improntato all’umile servizio al prossimo.  La chiamata del Signore non è un peso o una gabbia, come dice il papa, ma “l’iniziativa amorevole con cui Egli ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande, del quale vuole renderci partecipi”.   

Nella sua riflessione, l’arcivescovo, ha invitato i numerosi presenti ad elevare una preghiera di amore a Gesù Eucaristia, quale risposta consapevole e credente nella sua presenza reale nel sacramento. Citando il Vangelo, ha ricordato la promessa di Cristo: “Qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome Egli ve la concederà” e ha ribadito la necessità che l’Eucarestia, vera forza attrattiva per l’adorante,  sia il suo nutrimento e la fonte della sua pace. Ha detto: “Venite in disparte e riposatevi un po’”sono le parole della Sacra Scrittura, dove il riposo non è il sonno, ma è l’incontro con il Salvatore. E’ entrare nel mistero dell’amore Trinitario. La realizzazione della promessa antica è l’incarnazione e con l’Eucarestia il Signore  ha voluto assicurare che sarà sempre con noi fino alla fine del mondo”. Questa presenza continua, che non fa sentire mai soli, rende il momento dell’adorazione eucaristica quello in cui si comprende la verità semplice, ma straordinaria della grazia del Signore che attira. “E’ essenziale il rapporto con Cristo. Beati quelli che ascoltano la Parola e la custodiscono nel cuore. Certo il Signore aspetta il nostro atto di volontà, ma in esso si sperimenta un’attrazione d’amore, frutto del dono dello Spirito Santo”. A chi, pertanto, è provato dalla difficoltà per l’iniquità altrui risuonano come balsamo le espressioni di speranza “Venite voi che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò”. “Beati voi che avete fame e sete della giustizia”. “Ecco quando l’Eucaristia assume in noi quella forza calamitante che ci rende sensibili a riconoscere i doni tramite un atto di volontà , un atto di grazia! Ecco il valore della presenza reale di Gesù:  si comprende questa nostra adesione a questa adorazione, perché siamo affascinati ed attratti da quel Dio che nell’A.T. si rivela a Mosè in un roveto ardente, con un fuoco che brucia e non consuma, a noi come un cibo donato per l’eternità.  Ha, infatti, affermato Gesù: “Chi mangia di me non avrà più fame.

Chi beve di me non avrà più sete”. Da qui consegue l’esigenza che ci siano consacrati nella Chiesa che permettano di vivere l’esperienza della celebrazione eucaristica. “Dio è un amore che prende forma, carne e ci ricorda che di essa noi dobbiamo nutrirci, perché  diventi la nostra forza ed identità e, il nostro corpo, il tabernacolo di Cristo”. Egli non è mero nutrimento, ma una perenne trasformazione. “E’ la riscoperta sempre più radicale, ma anche più gioiosa della nostra fede con timore e tremore, che non è paura, ma consapevolezza della grandezza della misericordia di Dio. L’Eucaristia diventi sempre più fonte e culmine della sorgente della nostra fede. Anche se fossimo già santi ed avessimo visioni, esse non toccherebbero la profondità, la verità e la bellezza dell’adorazione eucaristica. Allora sentiremmo che lo Spirito Santo è indispensabile , perché agisce nel sacramento e, come recita la preghiera eucaristica, perchè“faccia di noi un sacrificio gradito al Padre”. Lo stesso Spirito, inoltre, trasforma il pane ed il vino nel corpo e sangue di Cristo e fa dei credenti un solo corpo ed un solo spirito. “Grazie alla presenza del corpo del Signore nella fragilità quasi inconsistente di un’ostia noi possiamo contemplare il Verbodi Dio che si è fatto carne fino a lasciarsi morire. Noi che adoriamo l’Eucaristia, che abbiamo uomini dediti totalmente a questo mistero, ci dobbiamo rendere conto di questa realtà espressa nelle parole semplici della consacrazione”.

A conclusione del suo intervento mons. Seccia ha esortato a pregare per i giovani seminaristi e quanti cominciano a sentire la gioia della consacrazione totale, perchè lo Spirito Santo susciti nella nostra diocesi una sempre nuova fioritura di vocazioni, che nascano non dal dubbio, ma dalla gioia, non dal desiderio di una realizzazione particolare della propria esistenza, ma dalla consapevolezza che Dio ama, attira. E’ un dono immenso quello delle vocazioni, ma è necessaria la preghiera, perché esse seguano il Signore come gli apostoli e i discepoli e soprattutto come  Maria, prima discepola, prima ancella che pregava perché non venisse meno la loro fede.

 

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