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Nonne ai confini del Paradiso. È il tema delle installazioni artistiche della visual artist ucraina Elena Subach, “Grandmothers on the Edge of Heaven”, nel chiostro dell’antico seminario, visitabile sino al 12 novembre.

 

 

 

La mostra racconta il gap tra generazioni, tra tradizione, religione e passato coloniale sovietico. Un’installazione originale e potente sul divario abissale tra due generazioni, quelle tra nonne e nipoti. “Le nonne non sempre sanno cosa sia internet e quale sia il valore dell'informazione nel mondo moderno. Vivono con i valori del dopoguerra, conservano i risparmi in una sciarpa per i tempi più bui e si approvvigionano per il futuro. Tengono nel portafoglio la foto della loro famiglia accanto ai volti di Gesù e Maria, perché considerano anche loro come qualcuno di famiglia. Le nonne sono tra noi ora, ma non completamente, perché la loro coscienza sta già aspettando l'avvicinarsi del momento di uscire dai confini della vita e di ritrovarsi alle porte del Paradiso, in cui credono disperatamente. A prescindere dalle loro confessioni, le nonne si raccontano a vicenda articoli su guarigioni miracolose che hanno letto sui giornali, come prova che c'è vita dopo la morte. Non voglio assolutamente diffidare di loro, voglio solo abbracciarle, affermando che non c'è nulla da temere e che hanno assolutamente ragione” - ha commentato l’artista Elena Subach.

“Questo luogo è aperto alla cultura - ha dichiarato l’arcivescovo Michele Seccia durante la cerimonia d’inaugurazione -. In particolare, è aperto all’arte che esprime creatività e originalità che, per chi è credente, provengono da Dio. Allo stesso modo, anche i non credenti, grazie all’arte entrano in comunicazione con idee e sentimenti e proprio l’arte ci rivela che c’è sempre una possibilità in più, uno specifico, qualcosa di inespresso. Così originale nell’allestimento, in questa installazione ogni telo è diverso ed esprime idee, progetti, soggetti, tecniche diverse, facendoci entrare davvero nel vivo della creatività dell’uomo. Questo luogo è quindi è a disposizione dei creatori”.

L’installazione si svolge grazie alla disponibilità dell’arcidiocesi di Lecce e della Fondazione Splendor Fidei, presieduta da mons. Antonio Montinaro, con il sostegno di ArtWork.

“Siamo felici di prendere parte a questa importante manifestazione che sottolinea anzitutto la gioia dell'incontro e il valore del dialogo, espressi attraverso le arti - ha dichiarato il vicepresidente di ArtWork, Dario Babbo -. In sinergia con l’arcidiocesi e la Fondazione Splendor Fidei, continuiamo a proporre questo spazio con una modalità immersiva, passando dal videomapping - attivo sino a qualche giorno fa - a questa mostra fortemente innovativa, con un'installazione originale e qui finora inedita, contemporanea nella scelta del tema, delle immagini, della loro esposizione. Un’installazione che è immersa nella contemporaneità degli eventi: la fotografa è ucraina, la nazione che ogni giorno da oltre due anni è al centro dei nostri pensieri. Il cibo è il filo rosso che unisce i diversi eventi di Yeast, il film festival che accoglie questa iniziativa, quale leva per affermare la propria identità, per vivere le proprie tradizioni, per contribuire alla sostenibilità, per condividere la pace: questa mostra ci spinge a riflettere e rileggere la nostra quotidianità, dando valore alle azioni di ogni giorno. Questa installazione sollecita anche noi, che ogni giorno ci occupiamo di turismo, a ricordarci che il turismo ha bisogno di cultura e che la cultura qualifica il turismo. Questa installazione ci consente così di aprire ai visitatori il chiostro dell’antico seminario e di offrirlo con una modalità di fruizione innovativa, di ‘attraversare’ il porticato e la mostra stessa, ammirando l'architettura e la sequenza di immagini nel bel contrasto tra il bianco della pietra e il colore delle foto: camminando i teli scorrono come diapositive su un telo bianco, meravigliando ed emozionando”.

 

 

 

 

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